Principi di predicazione di Hillsong – Parte 2

Brian Houston 3

Ciao.

Ecco la seconda e ultima parte dei principi di Brian Houston per la predicazione alla Hillsong di Sydney. Ho ripreso solo alcuni dei suoi 30 punti e vi ho messo i miei contributi, cercando di rimanere fedele alla sua posizione. Questo per dire che i punti deboli sono miei e non suoi.

Quanto segue non è una regola assoluta. Ognuno ha il proprio modo e stile di predicazione. Riflettiamo però su quanto viene detto e riteniamo il bene. Io ho tanto da imparare.

Buona giornata a tutti.

Giuseppe


1.  Ogni messaggio riflette la vita che vivi e non solo la predica che predichi.

Sii autentico. I messaggi migliori provengono spesso dalle nostre lotte e percorsi di vita. La gente sente se sei vero o no. Indipendentemente da quanto sei professionale o eloquente quale predicatore, non costruirai nulla nelle vite delle persone se manchi di autenticità.

Giovane Bibbia Blu

2. Ogni messaggio è il riflesso della tua personalità e non l’imitazione di un’altra persona.

Sei al meglio quando sei te stesso sia nella preparazione che nella presentazione del messaggio. Non hai bisogno di imitare un certo stile. Sii il miglior te stesso. Impara dagli altri ma non diventare loro.

3.  Ogni messaggio ha effetto sul lunedì delle persone.

Il messaggio deve essere applicabile il lunedì e non solo la domenica. Deve avere rilevanza per la vita quotidiana delle persone, affrontare la perdita del lavoro, la famiglia nella società di oggi, la morte delle persone a noi vicine, l’amicizia. Deve mostrare come Gesù si inserisce in questi ambiti.

4.  Non avventurarsi in aree che non si conoscono.

Non predicare i soggetti che non conosci bene. Studiare giornalmente per crescere e diventare bravi nei campi di chiamata che Dio ci ha dato.

5.  Ogni messaggio fa stare meglio le persone rispetto a quando sono entrate.

Creare un’atmosfera incoraggiante in ogni incontro. Le persone devono sentire di potere deporre i propri pesi. Nel mondo sentono così tante cose scoraggianti da essere affamati di incoraggiamento.

Questo non vuol dire non predicare santità, peccato o ravvedimento. Significa portare le persone a vedere il problema e il peccato, ma pure Gesù che porge loro la mano.

6.  Ogni messaggio deve essere degno di nota.

Ogni messaggio deve avere contenuto. Non deve essere infarcito di frasi fatte, sentite e risentite. Scavare e dare alle persone punti importanti, profondi, utili, di cui vorranno prendere nota per metterli in pratica. La preparazione a lungo termine è essenziale in questo ambito. Una cosa è prepararsi il sabato sera e un’altra tre settimane prima.

Questo non vuole dire fare prediche di difficile comprensione o mattoni teologici. Vuol dire portare alle persone pane e non sciacquetta.

 

Le mie parole sono spirito e verità.

Giovanni 6:63

7.  Vedere l’umore come un bonus e non come l’obiettivo.

In una predica ci vuole umore ma l’umore non è l’obiettivo della predica. L’umore fa penetrare il punto che vogliamo fare perché tocca le emozioni delle persone e le disarma. Però non riempirne tutta la predica. Non è una una puntata dell’edicola di Fiorello.

Essere sul pulpito come siamo quando si parla con un amico. Tanti si irrigidiscono appena arrivano dietro al pulpito. Passano da Luigi a San Luigi in una frazione di secondo. L’espressione facciale e il tono di voce diventano tetri e cavernosi, perché la santità è tetra. Non è allegra. Infatti fra i doni dello Spirito c’è la tristezza e non la gioia.

Altri, normali fino ad un momento prima, diventano come se avessero preso quattro tazze di caffè in una sola volta. Schizzano a destra e a sinistra. Tutto diventa hyped. Oggi è un giorno meraviglioso, Sarà una riunione gloriosa, Gesù farà cose fantastiche. Ti aspetti che Gesù ritorni da un momento all’altro, tanto sarà magnifica la riunione. Mi chiedo se un sondaggio alla fine del culto darebbe loro ragione. Se dico “fantastico,” poi deve esserlo davvero. Non usare frasi fatte solo per stimolare le emozioni delle persone.

Ci vuole però energia nella nostra presentazione. Dubito che un tono deprimente e un’espressione sconsolata stimoleranno tanto le persone. Se credo e vivo davvero in Gesù, si vedrà e sentirà.

Mani Child of God

8.  Ogni messaggio esalta Gesù e da gloria a Dio.

Gesù, e non io, deve essere il soggetto delle frasi della predica. Gesù fa, Gesù dice, Gesù vuole, Gesù ha. Tenere al minimo gli “io” e i “mio.”

Non usare solo il generico, “Dio.” Usare “Gesù.” Indica più chiaramente di chi stiamo parlando, soprattutto per i non credenti.

Gesù deve essere centrale. La gente ha bisogno di sentire la Parola di Dio e non un messaggio che qualunque coach motivazionale potrebbe portare.

Usare versetti della Parola per motivare le persone. Riscaldano di più il cuore e sono vera verità sicure.

9.  Ogni messaggio riflette il tuo livello di autorità.

Parla secondo il tuo livello di autorità. Se non hai autorità spirituale riconosciuta, non usurpare quell’autorità. A volte, pensando di essere sotto l’unzione, un predicatore che non se ne è ancora guadagnato il diritto, può riprendere una chiesa o proclamare cose che sono al di là di quanto vive in Dio. Non è appropriato.

Prima di dire certe cose bisogna guadagnarsi i gradi, e quelli si guadagnano con il tempo, l’esempio, la fedeltà sul campo e l’umiltà. Davide e i suoi valorosi guerrieri (2 Sam. 23.8 ss) si erano guadagnati il diritto di parlare con le gesta che avevano fatto.

10.  Ogni messaggio combina fede e trasparenza.

Essere trasparenti, mostrando le lotte che abbiamo nella vita personale e ministeriale, permette alle persone di identificarsi con noi. Farlo troppo non incoraggia la gente. Mostrare quello che Dio ha fatto in noi e tramite di te. Questo incoraggia le persone a credere. Si diranno, Se ce l’ha fatta lui, posso farcela anch’io.

Non tutte le nostre debolezze devono essere portate in pubblico. Certe cose sono private.

 

L’umiltà è non avere nulla da nascondere e nulla da mostrare.

(Non ricordo chi l’ha detto)

11.  Ogni messaggio non dice solo “cosa” fare ma anche “come” farlo.

Houston dice che agli inizi del suo ministero, dopo avere predicato sul bisogno di amare Dio con tutto il cuore, un uomo gli disse, “Io voglio farlo, ma vorrei sapere come farlo?”

Troppe prediche sono impostate solo attorno a “Fai questo e non fare quest’altro.” Tutte cose giuste, ma, se non si mostra come fare quelle cose, con indicazioni concrete e praticabili, non si aiutano veramente le persone.

Dopo aver detto alla congregazione cosa fare, passare la maggior parte della predicazione mostrando come riuscire a farlo.

Warren e Houston z
Rick Warren e Brian Houston sono amici personali.

Rick Warren, pastore di una chiesa di 35’000 membri e autore di La chiesa condotta da propositi e La vita con uno scopo, è un maestro in questo. L’ultima volta che l’ho sentito predicare mi ha spaventato per la sua semplicità e praticità. Eppure è un uomo che studia tantissimo. Per tanti anni ha letto un libro al giorno e possiede una libreria di più di 20’000 volumi.

Si vedeva che Rick aveva preparato il messaggio con un chiodo fisso: “Quali sono i passi pratici che posso indicare ai miei fratelli affinché riescano a mettere in pratica questo messaggio?” Mi aveva veramente aiutato.

12.  Lavorare sia al contenuto che all’esposizione verbale.

Se si ha un buon messaggio ma lo si predica male, il buon contenuto non servirà tanto. Presentarsi e dire le cose in un modo che porta le persone ad ascoltarci e non a pensare a mille modi per sfuggire alla noia o al sovreccitamento.

Qualcuno ha detto, “Se un uomo non sa fischiare il suo amore ad una donna, se la vedrà portare via da un altro, che la ama meno ma fischia meglio.”  Fischiamo bene.

Riascoltare e rivedere le registrazioni delle nostre prediche ci permette di correggerci. Noteremo, come me, eh eh, movimenti che distraggono, ripetizioni di alleluia intercalati ad ogni frase, continui schiarimenti di voce o “Signore” ripetuto ogni due parole nelle preghiere.

Parlaresenzaprenderefiatodall’inizioallafinedellapredica, POSSIBILMENTE A VOLUMI ALTISSIMI, non è un segno di unzione. E’ un’abitudine da correggere.

Parlare alla gente come se stessimo avendo un colloquio con un amico. Essere calmi e naturali nei movimenti. Sottolineare però, con velocità, ritmi, volumi, pause, silenzi e movimenti appropriati le parole e le frasi che ne hanno bisogno. Anche la monotonia non è unzione.

 

La verità deve pure toccare il cuore.

Martyn Lloyd Jones, “Preaching and Preachers”

13. Il lunedì si deve dimenticare ogni messaggio.

Dopo ogni messaggio ogni predicatore è triste. Non ho predicato abbastanza bene, sono stato troppo lungo al secondo punto, ho dimenticato di citare Noè. Dopo il culto, notiamo cosa è andato bene e cosa è andato male, decidiamo come migliorare e poi facciamola finita. Nel senso buono della cosa.

Non facciamoci problemi per tutta la settimana. Il diavolo sicuramente proverà a rovinarci la vita con le sue accuse. Non diamogli spazio. Impariamo quanto dobbiamo imparare, ringraziamo per ciò per cui dobbiamo ringraziare e poi andiamo avanti. Cresciamo a poco a poco.

Dio vi benedica.