I doni crescono sul campo del lavoro

Attività che contribuiscono alla crescita dei doni dello Spirito

Un mercoledì mattina stavo pregando vicino allo stagno del Continental Bible College, oggi Continental Theological Seminary, la scuola biblica delle Assemblies of God (AOG) americane che Cris e io abbiamo frequentato a Bruxelles. Poco dopo avremmo avuto i gruppi Koinonia, cellule di comunione fraterna e preghiera per gli studenti. Eravamo divisi più o meno per nazionalità. La nostra dozzina di italiani era sicuramente il gruppo migliore, di sicuro il più divertente. Quando era bel tempo si stava fuori, ridendo, pregando e anche pescando. Gli altri 51 mercoledì dell’anno, si pregava e rideva all’interno, nell’aula di inglese davanti alla quale dichiarai il mio amore alla mia futura moglie dicendole, Vabbè, ti sposo.

Quel mercoledì non era bel tempo e saremmo stati dentro. Toccava a me condurre la riunione. Il boschetto vicino allo stagno era la mia zona di preghiera preferita. Solitudine, alberi, natura, pesci e anatre. Passeggiavo chiedendo a Dio come avrei potuto vedere di più della manifestazione della sua presenza durante l’incontro. Non volevo avere solo una bella riunioncina carina ma la sua forte e chiara Presenza nel nostro mezzo. Ad un tratto sentii Dio dirmi, “I doni crescono sul campo del lavoro.”

Capii cosa voleva dire. I doni non sono una cosa che casca giù dal cielo senza intervento umano. Si creano le circostanze affinché lo Spirito possa agire, e poi lui, nella sua fedeltà, agisce.

In generale, poche cose scendono dal cielo senza che vi sia cooperazione fra Dio e gli uomini, fra l’Alto e il basso. Se si vogliono vedere persone convertite si va, si testimonia di Gesù, lo Spirito convince di peccato e mostra la salvezza in Gesù. Se si vogliono vedere ministeri per bambini, ci si forma, si preparano buoni programmi e poi Dio ci mette sopra la sua benedizione.

È sempre Dio + Uomo. Solo qualche volta è Dio + Nessuno. In ogni caso non è mai Uomo + Nessuno.

Era quasi ora dell’incontro. Mi dissi, Cosa posso fare in questi pochi minuti per preparare il terreno affinché lo Spirito possa farvi crescere sopra i suoi doni?Mi venne in mente di invitare due francesi, fidanzati con due ragazze italiane del nostro gruppo. Uno di loro era usato regolarmente nei doni. Volevo creare un’atmosfera e una dinamica nuova, un po’ diversa. Dissi ai musicisti del gruppo, Ciro, Pepè e Nicola come desideravo che conducessero l’adorazione, con una certa libertà, ritmo e ascolto dello Spirito. Era tutto quello che potevo fare nei pochi minuti prima dell’inizio.

Corsi a invitare i francesi e ambedue accettarono. Non si rifiuta mai la possibilità di stare in preghiera con gli italiani. Mi sono sempre chiesto, però, se non avessero avuto motivazioni sbagliate e che magari vennero per via delle fidanzate. Mi è sempre rimasto il dubbio.

Fatto sta che fu una delle migliori cellule dei quattro anni di scuola. L’adorazione fu viva e di cuore, con una grande presenza di Dio. Ognuno, e dico o-g-n-u-n-o, dei partecipanti ebbe parole profetiche da parte di Dio. Per tutta la durata dell’incontro ci fu quel coordinamento e quella gioia speciale che solo Dio può dare.

Qualche giorno fa, guardando un’intervista rilasciata da Bill Johnson,

pastore della chiesa Bethel di Redding, California (da dove vengono i Jesus Culture, Bethel Live, Jonathan Davis e mille altri che compongono i canti che usiamo nelle nostre chiese), ho rivissuto quanto Dio mi aveva detto in riva allo stagno: “I doni crescono sul campo del lavoro.”

Johnson racconta come Dio iniziò a manifestare di più la sua Presenza nella sua vita. Dice che era l’estate del ’94 e lui era pastore a Weaverville, Cal., chiesa delle AOG che dipendeva da Redding. Un pastore gli aveva detto quello che Dio stava facendo a Toronto (1). Nel febbraio del ‘95 partecipò ad alcune riunioni e fu toccato da Dio. Nel 1987, dopo aver partecipato a due conferenze con John Wimber (2), avevano già avuto alcune visitazioni dello Spirito, ma la cosa fu solo sporadica.

“Venni a Toronto affamato e quando entrai in quella sala, mi dissi: Ecco quello che voglio. Dio ravvivò quello che aveva depositato in me nell’’87 e lo portò ad un altro livello. Capii di avere appena visto quello a cui avrei dedicato il resto della mia vita. Dissi a Dio, Se mi tocchi di nuovo non cambierò più il soggetto della mia attività ma farò del risveglio il cuore di tutto ciò che faccio.

Dopo gli incontri con Wimber, Johnson aveva semplicemente aggiunto le cose dello Spirito  a tutte le attività che la chiesa svolgeva già. Fu un errore.

La vita con lo Spirito e, di conseguenza l’azione dello Spirito, non possono essere attività marginali del programma di una chiesa o della vita di un cristiano. La relazione con Dio, che abita in noi tramite lo Spirito, è la base, l’altezza, la larghezza e la profondità di ogni cosa che siamo e facciamo. O lo Spirito abita in noi con forza, potenza e vivacità, oppure non potremo fare nulla di quanto vorremmo fare. In Atti 1:4 Gesù dice ai discepoli “di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’attuazione della promessa del Padre,” nonostante avesse già detto loro di andare e fare discepoli tutti i popoli (Mt. 28:19). Sapeva che senza la potenza dello Spirito non avrebbero mai potuto fare quanto aveva detto loro.

L’attività dello Spirito Santo in noi non è importante solo per la parte potenza (1 Cor. 12), ma pure per lo sviluppo del carattere cristiano (Gal. 5, guida dello Spirito, frutto), l’illuminazione della Parola (1 Cor. 2:13, 14), la convinzione di peccato (Giov. 16:8), la guida in tutta la verità (Giov. 16:13) e ogni altra cosa. Senza l’intervento dello Spirito non possiamo fare nulla.

Da quel momento, Bill, non solo aggiunse l’azione dello Spirito Santo a quanto voleva vedere succedere nella propria vita e nella propria chiesa, ma rese la relazione con Dio e l’azione dello Spirito Santo il centro della propria vita e attività.

“Da quel giorno insegniamo sempre su chi è Dio, su come agisce, su come vivere con lui e come lasciarci usare da lui. Non cerchiamo in primo luogo le manifestazioni. Cerchiamo la Presenza di Dio. Cerchiamo di imparare a fare stare a proprio agio lo Spirito Santo nel nostro mezzo.” La parola inglese che Johnson usa è “host,” “ospitare.” Impariamo ad ospitare lo Spirito nella nostra vita, facendo tutto quanto possibile affinché si senta a proprio agio.

Qualche tempo dopo gli chiesero di diventare pastore della chiesa di Redding. Bill disse agli anziani che avrebbe accettato solo se avessero fatto del risveglio il focus della vita della chiesa. “Sono nato per risveglio e se il risveglio non vi interessa, non sono il pastore giusto per voi. Questo non è negoziabile.” Lo accettarono all’unanimità.

Una domenica sera, dopo aver predicato su questi soggetti, chiamò tutti a venire avanti. Invitò lo Spirito ad agire e il Signore scese potentemente su una sorella. Lui e sua moglie si guardarono e si dissero: “È iniziato. Adesso nessuno lo potrà più fermare.”

Così iniziò a seminare in quello che Dio stava facendo, insegnando, dando opportunità alla gente di essere toccata dalla potenza e dalla presenza di Dio. Non c’erano tante guarigioni a quel tempo. Solo trasformazioni delle vite delle persone. Poi iniziarono ad avere alcune guarigioni e qualche miracolo. Prima solo di tanto in tanto, poi giornalmente. Dio agisce durante le riunioni e al di fuori di esse, spesso senza che qualcuno preghi, soltanto per la Presenza di Dio.

“Dio cerca persone, chiese e famiglie
che vogliono ospitare la Presenza di Dio.”

Quando abbiamo la presenza di Dio su di noi, lui parla e agisce costantemente.

Presenza vuol dire dimora. Quando Gesù dimora in noi fa le sue opere, allo stesso modo di come il Padre faceva le sue opere dimorando in Gesù.

“Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue.”
Giovanni 14.10

Quando Gesù vedeva un malato e lo guariva, era Dio Padre che, in lui, stava dicendo, “Non accetto che quella persona sia malata. La guarisco.”

Il segreto della relazione con Dio e della conseguente azione della sua potenza, è dimorare in lui e fare la sua volontà (Giovanni 15:4,5 Dimorate in me e io dimorerò in voi. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto. 14:21 Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui. 14:23 Gesù gli rispose: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui.)

Bill dice che Redding è in viaggio per imparare a ospitare la Presenza, per imparare a darsi a Dio più completamente e per dargli spazio affinché faccia tutto quello che vuole fare.

La chiesa di Johnson non è perfetta. Ci sono stato per una decina di giorni e ne ho avuto un’ottima impressione. Ho anche visto dei punti deboli. Johnson lo ammette apertamente. Complimenti. Ma un loro punto forte è che danno molto tempo per l’adorazione, hanno tempi di preghiera la mattina presto, la loro scuola di ministero (ca 2’000 giovani) prega un paio d’ore al giorno e nel contempo ministrano gli uni agli altri. Durante quei tempi molti vengono guariti, ricevono rivelazione, saggezza e correzione da parte di Dio. La Parola viene esposta, si insegna su come Dio parla tramite i doni e tutti i membri della chiesa sanno di poter essere essere usati da Dio. Insegnano sull’amore e la grazia di Dio, sulla santità motivata dall’amore, sul trovare la volontà di Dio per noi e nel farla. Tutto questo permette allo Spirito di restare forte nella loro vita e di crescere nella sua azione tramite di loro.

I doni crescono sul campo del lavoro. Naturalmente Dio non funziona a comando. È vero, però, che quando viviamo con lui e gli diamo opportunità di agire, è ben difficile che lui non agisca, perché Dio si vuole manifestare in OGNI riunione e in ogni circostanza della nostra vita.

È importante creare a poco a poco in noi e nelle nostre chiese un campo fertile per l’azione dello Spirito di Dio.

Quando poi lui inizia a manifestarsi e a riempirci in molte riunioni, lo Spirito cade non solo su alcune persone ma sulla chiesa intera varie volte, si crea una dinamica di azione dello Spirito Santo che è come una foresta in fuoco, e questo fuoco si manifesta quando preghiamo per l’amico malato, per il figlio che si è allontanato da Gesù, per il lavoro che abbiamo perso e per la saggezza di vita di cui abbiamo bisogno. C’è più gioia e più unità. Ci sono più lotte e più persecuzioni e il diavolo ci attaccherà di più. Tutto normale. Come nella Bibbia.

Ma cosa possiamo fare praticamente per far crescere i doni e l’azione dello Spirito?

I pastori e i vari responsabili della chiesa sono il centro del movimento di Dio. Loro devono impossessarsi prima di ogni altro e vivere in prima persona questa visione.

  • Formare se stessi e la chiesa su cosa sono i doni, come Dio parla, come ci usa, tutti e non solo alcuni, grazia e non merito, sbagliare è ok, cosa puoi fare per minimizzare gli errori, …. Non fare sola formazione teorica. Si deve dare molto spazio per l’applicazione.
  • Lettura di libri, frequentazione di corsi, anche online. Per chi parla inglese posso raccomandare quelli di Global Awakening. Ho frequentato tre corsi sulla guarigione fisica e sono ottimi.
  • Organizzare nella propria chiesa seminari con fratelli e sorelle usati da Dio. Facendolo regolarmente si abbattono i muri, la gente capisce meglio, prende coraggio e inizia ad essere usata da Dio.
  • Andare in chiese o ministeri dove Dio agisce, vedere Dio all’azione, chiedere come la cosa è nata e cresciuta. Una cosa è solo sentire e un’altra è vedere, toccare e sperimentare.
  • Partecipare a conferenze sul soggetto. Le migliori che ho trovato finora sono quelle di Randy Clark. Ha un vero dono di formazione in questo campo. Sono estremamente pratiche. V. la pagina La Guarigione per un suo seminario completo.
  • Creare un’atmosfera di rilassatezza e libertà nella chiesa. Incoraggiare a credere che Dio usa ognuno (1 Cor. 12:7 A ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.)
  • Dare spazio allo Spirito Santo in ogni riunione. Daccapo lo ripeto: IN OGNI riunione. Non riempire gli incontri di attività e annunci e non avere tempo per dire, “Padre, parlaci, Padre agisci.” Prendere tempo per pregare per i malati e i bisognosi. Dio risponde. E non solo il pastore e gli anziani.
  • Le cellule sono uno dei contesti migliori per sperimentare Dio. La gente ha più facilità a dare una parola di profezia davanti a una decina di persone che conosce bene che davanti a tutta una congregazione.
  • Digiuno e preghiera. Avere tempi profondi e rilassati di digiuno e preghiera, personali e comunitari. Tanta preghiera (ma senza strafare, perché si può agire nella carne anche in questo campo) è la costante di ogni risveglio, di Gesù, di Atti 2 e 6. Preghiera e adorazione che siano gioiosi, pieni di fede, con lode, proclamazione di vittoria, ascolto di Dio, consacrazione e riconoscimento di Dio come un Padre buono. Non preghiere piagnucolose, deprimenti, senza fede e speranza. Ho già detto preghiere brevi? Non abbiamo bisogno di ulteriori sonniferi. Dormiamo già bene. Grazie.
  • L’adorazione è spesso il momento principale durante il quale i doni si manifestano. Darle il tempo e la preparazione necessari. Adorazione vera, in italiano e in lingue, canto compreso, con tempi sufficienti, non di pochi minutini. Senza interruzioni per annunci o lunghe prediche che spengono l’azione dello Spirito, stile “Loda, prega, dimentica quello che ti è successo in settimana.” Se adoriamo davvero, tutta la chiesa segue senza bisogno di tante parole.

Sicuramente ognuno avrà in mente altre attività che si possono fare per permettere allo Spirito di agire di più nella nostra vita e nelle nostre chiese. Facciamole. Facciamole regolarmente. Se sbagliamo, no problem. Prendiamo meglio la mira e spariamo di nuovo finché centriamo l’occhio del bersaglio.

Facciamo della Presenza di Dio l’obiettivo della nostra vita.

Ciao.

Giuseppe


 

(1)   Come già scritto a proposito degli insegnamenti sulla guarigione, sono a conoscenza delle varie controversie legate a Toronto. Alcune sono fondate, molte no. Vi sono stati errori ed esagerazioni? Certo. In tutti i risvegli (ma anche nella vita di ogni chiesa e ministro di Dio, io per primo) ci sono cose condivisibili e cose meno condivisibili. Ad Azusa, risveglio al quale di solito si riferiscono le chiese pentecostali, ci sono state molte delle stesse manifestazioni con pianti, riso, cadute e “convulsioni,” per come ci sono state a Toronto. Le stesse cose sono successe nei ministeri di Jonathan Edwards,  Charles Finney, Maria Woodworth-Etter, John Wesley, George Whitefield, Evan Roberts, Smith Wigglesworth e altri che sono giustamente reputati colonne della Chiesa e del pentecostalesimo. L’importante è sempre prendere il buono e lasciare il cattivo.

(2)   John Wimber (1934-1997) è arrivato nel movimento delle chiese Vineyard poco dopo la sua fondazione, diventandone il responsabile. Sotto la sua guida le Vineyard si sono espanse in tutto il mondo.

Wimber è la persona che Dio ha usato per diffondere a livello mondiale il tipo di chiesa carismatica basata sull’adorazione, la formazione, la rivalutazione del ministero di tutti i credenti e l’espressione “naturale” del soprannaturale che è tipica di tantissime chiese odierne (stile Hillsong, Bethel o Holy Trinity Brompton, quelli dei corsi Alfa). È giustamente considerato il papà spirituale e il punto di riferimento di migliaia di pastori e di chiese carismatiche. Se siamo carismatici nella forma nella quale lo siamo oggi, molto è tracciabile a lui. In pratica è vostro nonno. Prima di convertirsi era un musicista rock. La canzone “Siam riuniti tutti qui” è sua.


La settimana prossima pubblicherò la testimonianza della conversione di Wimber. E’ una delle video più esilaranti e ispiranti che abbia mai visto.

Ci saranno inoltre le testimonianze dell’esperienza di ricerca di Dio da parte di Randy Clark e Blaine Cook.

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