The Dark Side of the Moon

 

Luna.jpgQuello che Williams ha fatto è stato reintrodurre la Persona e il ruolo dello Spirito Santo in ogni area e questione della vita. Troppo a lungo negletto dalla chiesa, soprattutto occidentale, la Terza Persona della Trinità era diventata il lato oscuro della Luna, il Paracleto dimenticato.


Ciao.

Mi è stata segnalata da un amico l’opera in tre volumi in italiano, Teologia Sistematica da una Prospettiva Pentecostale, del Dr. Rodman Williams, ed. Hilkia, € 117.00.

Rodman Williams (1918-2008), PhD, Columbia University, è stato professore di Teologia alla Regent University, Virginia, presidente della Società per gli Studi Pentecostali e figura chiave del movimento carismatico degli anni ’60. Williams è uno degli studiosi che per primi hanno contribuito a mostrare il fondamento teologico dell’esperienza pentecostale.

Williams dice di avere scritto questi volumi per contribuire al ravvivamento della chiesa. “Quando entrai nel rinnovamento, nel 1965, l’espressione ‘Dio è morto’ dominava la società. Ciò che successe a me e a tanti altri in quel periodo, fu una risposta personale di Dio, una potente auto-rivelazione.” “Giovanni Calvino aveva dichiarato che la conoscenza di Dio consisteva più in una esperienza vivente che in una vana e teorica speculazione. Adesso che avevo sperimentato il potenziamento di un’esperienza vivente nella mia vita, ne seguì un rinnovato zelo per l’insegnamento della teologia in tutte le sue sfaccettature.” Era arrivato il momento di presentare nuovamente e in modo adeguato l’opera e la teologia dello Spirito Santo.

Williams racconta che la settimana del Ringraziamento del 1965, provò una fortissima presenza dello Spirito Santo. Nei mesi precedenti aveva sentito un forte senso di vuoto e di impotenza che lo aveva portato a cercare Dio intensamente in preghiera. Il tutto trovò soluzione quando Dio rispose alle sue preghiere e lo riempì di Spirito Santo. “Fu gioia indicibile, realtà meravigliosa, esplosione di una lingua celeste e … gloria!”

Per maggio informazioni sugli scritti di Rodman Williams vedi Renewal Theology.

PS: la mia non è pubblicità per personali interessi finanziari ma solo la raccomandazione di una utile opera teologica. In italiano non ce ne sono tante.

La predica — Un’idea da spiegare

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Si possono fare prediche di diversi tipi. Uno di questi è la predica che spiega un passaggio della Bibbia.

Parlando di questo genere di predica, Haddon Robinson, (Predicare la Bibbia, Edizioni Istituto Biblico Evangelico, 1984), propone un messaggio di Alexander Maclaren, pastore scozzese, 1826-1910, che ministrò per la maggior parte del tempo a Manchester. Era molto conosciuto per la sua fedeltà al testo biblico. Il vescovo Anglicano di Manchester disse, “Non ci sono stati discorsi che per profondità di pensiero, arrangiamento logico, eloquenza di appello e potenza sul cuore umano, hanno superato quelli del Dr. Maclaren.”

Robinson dice:

“Offrire all’uditorio una spiegazione chiara del passo biblico può essere il contributo più vitale che il predicatore possa rendere nel suo sermone. Una formula per la strutturazione del sermone che va rispettata, se non altro perché è antica, dice così: “Di’ cosa intendi dire; di’ cosa stai dicendo; e poi di’ quello che hai detto”. Questo è un ottimo consiglio quando il nostro obiettivo esige che spieghiamo il testo. Nell’introduzione a un sermone di questo tipo, affermiamo l’idea nella sua completezza, nella struttura centrale l’idea viene scomposta ed analizzata e nella conclusione riferiamo di nuovo l’idea. Senza dubbio, questa progressione concettuale guadagna in chiarezza ciò che perde in suspense.

Ad esempio, Alexander Maclaren predicò un sermone che spiegava Colossesi 1:15-18:

‘Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura;
poiché in lui sono state create tutte le cose
che sono nei cieli e sulla terra,
le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze;
tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.
Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa;
è lui il principio, il primogenito dai morti,
affinché in ogni cosa abbia il primato.’

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Nel sermone, Maclaren afferma: “Il mio compito non è tanto dimostrare le parole di Paolo, quanto spiegarle, e poi ponderarle perché abbiano un effetto sugli uditori”. Il soggetto del sermone è perché Gesù Cristo occupa il posto supremo su tutte le creature in tutte le cose, mentre il complemento è per via della sua relazione con Dio, il creato e la chiesa. Nello sviluppare questa idea attraverso la spiegazione, Maclaren si prefigge l’obiettivo di incentivare i cristiani a rendere Cristo preminente nella loro vita.

Come procede poi nella struttura del sermone? L’oratore presenta l’idea due volte nell’introduzione. ‘Cristo’, dichiara, ‘riempie lo spazio tra Dio e l’uomo. Non c’è alcun bisogno che una folla di esseri indistinti (NdR: si credeva che vari tipi di spirito stessero come mediatori fra Dio e gli uomini) facciano da ponte tra cielo e terra. Gesù Cristo tocca entrambi. Egli è il capo e la fonte di vita per la sua chiesa. Di conseguenza, Egli è il primo in tutte le cose a cui spetta l’ascolto, l’amore e l’adorazione degli uomini. Il sermone nel suo insieme non affermerà altro.

Nel paragrafo successivo, Maclaren presenta l’idea in una forma abbreviata per la seconda volta: ‘Ci sono qui tre concezioni grandiose delle relazioni di Cristo. Vediamo Cristo e Dio, Cristo e il creato, Cristo e la chiesa e, fondata su queste, la proclamazione trionfante della sua supremazia sopra tutte le creature e sotto ogni aspetto.’ Nella struttura centrale del sermone, Maclaren spiega che cosa comportano quelle relazioni.

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Ridotto ad uno schema, il sermone procede in questo modo:

I.   La relazione che corre tra Cristo e Dio è che Egli è ‘l’immagine del Dio invisibile’    (Col. 1:15).

A.  Dio è in Sé stesso inconcepibile e inaccessibile.

B.  Cristo è la manifestazione e l’immagine perfetta di Dio.

i.  In Lui l’invisibile diviene visibile.

ii.  Soltanto Lui fornisce una certezza abbastanza stabile perché possiamo trovare una potenza sostenitrice nelle prove della vita.

II.   La relazione che corre tra Cristo e il creato è che Egli è ‘il primogenito di ogni creatura’    (Col. 1:15-17).

A.  Cristo è l’agente di tutta la creazione, e le frasi usate da Paolo sottintendono la priorità dell’esistenza e la supremazia su tutto.

B.  Cristo sostiene una varietà di relazioni con l’universo; questo rapporto viene sviluppato attraverso le varie preposizioni usate da Paolo.

III.   La relazione che corre tra Cristo e la sua chiesa è che Egli è ‘il capo del corpo’, il quale è ‘il principio, il primogenito dai morti’    (Col. 1:18).

A.  Quel che era la Parola di Dio prima dell’incarnazione nei confronti dell’universo, lo è ora il Cristo incarnato per la sua chiesa. Egli è il ‘primogenito’ di entrambi. Ha il posto di preminenza.

B.  Come ‘capo del corpo’, Egli è la fonte ed il centro della vita della chiesa.

C.  Come ‘inizio’ della chiesa attraverso la sua resurrezione, Egli è la potenza attraverso cui ebbe inizio la chiesa e attraverso la quale saremo risuscitati.

Conclusione:   ‘L’apostolo conclude che in tutte le cose Cristo è il primo — e tutte le cose sono, perché Egli sia il primo. Sia nella natura, sia nella grazia, la preminenza è assoluta e suprema …. Per cui la domanda cruciale per noi tutti è ‘Che pensate voi del Cristo?’ Gesù è per noi soltanto un nome? Beati noi se diamo a Gesù la preminenza e se il nostro cuore Lo mette al primo posto, all’ultimo posto e in mezzo senza limiti.

Per tutto il sermone, Maclaren non fa altro che rispondere alla domanda: Che cosa significa questo brano?”

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Foto: www.unsplash.com     @lukasbudimaier – @glencarrie – @gabriele_agrillo

 

Principi di predicazione di Hillsong

Brian Houston 4Le parole Predicare e Predicazione non mi piacciono. Oggi hanno un’accezione molto negativa. Significano fare una ramanzina e annoiare a morte. “Fagli un predicozzo; che barba, che predica!” Nel loro significato originale, invece, mi piacciono moltissimo. Vogliono dire — Proclamare, dire alle persone il pensiero, il cuore di Dio per loro.

I due discepoli che dopo la crocifissione se ne tornavano sconsolati ad Emmaus (Luca 24.13) non si annoiarono a morte quando Gesù spiegò loro dalla Parola che tutto era sotto controllo e che le cose stavano andando esattamente come le Scritture avevano predetto. La spiegazione della Parola di Dio, piuttosto che annoiarli, li incoraggiò e scaldò loro il cuore.

“Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?   (v. 32)

Predicare bene non è facile. La Parola di Dio è un libro profondo e predicare coinvolge tutta la nostra vita. Si comunica quello che siamo. Ho ascoltato e fatto prediche che mi hanno scaldato il cuore, altre erano paglia e non frumento. Ma, da dove siamo arrivati, dobbiamo crescere.

Vorrei postare alcuni pensieri da un podcast di Brian Houston, pastore della chiesa Hillsong di Sydney (parte dell’Assoc. Mondiale delle Assemblee di Dio, di cui Houston è stato presidente per l’Australia dal 1992 al 2007). Podcast Houston.

Brian Houston 8Il pastore parla dei principi che chiede a ogni membro del suo team di predicazione di osservare prima di dargli il pulpito. I punti principali sono suoi. L’elaborazione è spesso mia. Non si tratta di un corso completo di omiletica ma è un buon spunto per la riflessione.

1.   Ogni messaggio è positivo.

Ogni messaggio predicato a Hillsong è positivo, non negativo e reazionario. Si deve indicare ciò che è buono e non solo criticare ciò che non va. Si mostra alla gente la strada giusta e non ci si sofferma sempre e solo sul male.

2.   Ogni messaggio dura 35 minuti o meno.

“Ricordare che forse non siamo così bravi come pensiamo di essere.”

Allungare la minestra non serve. Togliere senza pietà dal messaggio tutto quanto è ripetitivo e fuori soggetto. Se una parola basta, non usarne due. Si appesantisce il discorso. Non fare però diventare sterile il contenuto e lo stile. L’orecchio vuole la sua parte.

3. Ogni punto viene dalla Bibbia.

Si deve prendere un passaggio della Bibbia, esporlo e applicarlo alla vita della congregazione. Assicurarsi che quanto diciamo sia quello che la Bibbia dice in quel passaggio e non la nostra posizione personale o denominazionale. È facile confondere le cose.

Attenersi al soggetto del testo fino alla fine del messaggio. Senza accorgersene si può partire dalla Parola e continuare poi con i nostri pensieri personali.

La predica non deve diventare una pesante dissezione intelletualistica dei versetti.

Alcuni prendono una illustrazione personale e ne fanno il centro del messaggio. È sbagliato. È buono usare illustrazioni ma devono sottolineare il passaggio e non prenderne il posto.

Leggere libri e ascoltare insegnamenti provenienti da differenti orientamenti teologici e denominazionali. I “diversi” hanno tanto da insegnarci.

Sentire l’opinione di persone di capacità sulla nostra predicazione. Ci può dare equilibrio e solidità. Gli altri notano quello che noi non vediamo più.

4. Si predica da una prospettiva neotestamentaria.

Si può predicare dal Vecchio e dal Nuovo Testamento ma ogni messaggio deve essere presentato dalla prospettiva del Nuovo Patto. Chiedersi, “In che modo si esprime questo soggetto alla luce della croce di grazia di Gesù? Sto portando la Legge, che porta la morte, o Gesù e la potenza dello Spirito Santo che permettono di vivere la santità? Sto dando speranza o scoraggiamento?”

Preghiera e Bibbia5. Passare molto tempo in meditazione, preparazione e familiarizzazione.

È necessaria la preparazione a lungo, medio e breve termine. Lo studio quotidiano durante tutta la vita è insostituibile. È la dispensa alla quale attingere al bisogno. Imparare costantemente da Dio in preghiera e dalla Bibbia, dalla vita, dalla teologia, dalla storia, dalla sociologia, dalla scienza, da libri e corsi.

Prepararsi a medio termine con almeno un paio di settimane di anticipo. Riprendere poi la predica nei giorni precedenti la riunione. Non arrivare al sabato sera supplicando Dio di darci in extremis un messaggio.

Strutturare bene il passaggio. Rendere il messaggio chiaro e logico. Scriverlo parola per parola aiuta a cercare l’espressione giusta e a riflettere meglio su quanto diremo. Chiedersi: è incoraggiante? È fedele al testo? È troppo lungo? È troppo teorico? Ci sono sufficienti e toccanti illustrazioni? Indico chiaramente come mettere in pratica il passaggio? Com’è la conclusione? Gesù e la sua grazia sono il centro dell’insegnamento?

Familiarizzarsi con il messaggio. Leggere e rileggere in preghiera quanto si è scritto per conoscerne bene il contenuto ed essere in grado di predicare avendo davanti solo i punti principali. Questo ci da libertà di espressione e permette di mantenere il contatto visivo con i presenti. La mancanza di familiarizzazione crea ripetitività, impaccio e confusione.

 


– Giovedì 15 Febbraio la seconda parte –

Ricordiamoci che Dio ci ama, non ci chiede la perfezione, ma che siamo operai fedeli, sì.

Dio vi benedica.

Giuseppe