Le fasi di vita di una organizzazione

Questo podcast spiega alcune delle fasi di vita di una organizzazione, dalla sua nascita alla sua … possibile morte.

E’ molto utile per capire la fase nella quale la nostra chiesa, associazione o altro tipo di organizzazione si trova, le sue caratteristiche e cosa fare per crescere e migliorare la nostra qualità di servizio a Dio e agli uomini.

Adattato dal podcast di Craig Groeschel, pastore della Life Church, Oklahoma City, USA. Usato con permesso.

Le fasi di vita di una organizzazione, Parte 1
Le fasi di vita di una organizzazione, Parte 2

Definisci la cultura del tuo ministero

Una chiesa o un ministero di qualità deve avere dei valori fondamentali ai quali aderisce e che pratica con continuità. Se vogliamo seguire Dio con qualità, dobbiamo sapere chi siamo, cosa facciamo e come.

Parte di questi contenuti provengono da Andy Stanley, fondatore e pastore della chiesa North Point (Atlanta), una delle chiese più importanti degli Stati Uniti e ottimo insegnante nel campo della leadership.

Andy è figlio di uno dei mostri sacri della predicazione espositiva americana, Charles Stanley. Un interessante articolo di CNN parla di come è stata fondata North Point e sulle vicissitudini della relazione padre figlio. E’ un insegnamento in se stesso.

CHR Logo Podcast OR.png


Andy Stanley, Leadership Podcast: Definining your organizational culture, Parti 1 e 2. Disponibile su iTunes. Usato con permesso.
Sito  Andy Stanley

Bussola.jpg

 

 

Successi e insuccessi nella ricerca di Dio

Avere una comunione profonda con Dio e sperimentare la sua potenza nella nostra vita è molto facile. O no?

Ti senti frustrato nella tua ricerca di Dio? Ti sembra che cerchi, cerchi e non trovi niente o quasi?

Queste testimonianze ci fanno vedere come gente normale ha incontrato Dio ma anche come il loro percorso di ricerca non è stato né facile né lineare.

John Wimber, Randy Clark e Blaine Cook testimoniano in modo divertente e sincero, mostrano le vittorie ma pure le sconfitte e le frustrazioni che hanno avuto nella loro ricerca di una comunione più profonda con Dio.

John è stato il responsabile delle chiese Vineyard per tanti anni. Musicista rock professionista con un paio di brani nella hit parade americana, poi convertito e membro di una chiesa non carismatica, le sue testimonianze parlano del percorso dai nightclub di Las Vegas all’azione dello Spirito nella sua vita e in quella della chiesa.

Randy e Blaine sono stati due dei collaboratori principali di John Wimber. Randy è un insegnante e Blaine piuttosto un evangelista. Ambedue sono molto usati da Dio nel campo della guarigione.

 

English only! 

Per capire meglio può essere utile andare a Preferenze di Youtube e attivare i sottotitoli.


Conversione di Wimber

https://www.youtube.com/watch?v=HcwhIot4W7o

Come lo Spirito arrivò nelle Vineyard

“Prega per la guarigione.”   “No, Signore.”

https://www.youtube.com/watch?v=78JxKi2wTMQ

Randy Clark: un pastore insoddisfatto alla ricerca di Dio

https://www.youtube.com/watch?v=2MSxLpOhvW0?start=8136

Blaine Cook: conversione e viaggio nella guarigione

https://www.youtube.com/watch?v=_bLFUn56-f4

Errore: Modulo di contatto non trovato.

Photo by Holly Mandarich on Unsplash

I doni crescono sul campo del lavoro

Attività che contribuiscono alla crescita dei doni dello Spirito

Un mercoledì mattina stavo pregando vicino allo stagno del Continental Bible College, oggi Continental Theological Seminary, la scuola biblica delle Assemblies of God (AOG) americane che Cris e io abbiamo frequentato a Bruxelles. Poco dopo avremmo avuto i gruppi Koinonia, cellule di comunione fraterna e preghiera per gli studenti. Eravamo divisi più o meno per nazionalità. La nostra dozzina di italiani era sicuramente il gruppo migliore, di sicuro il più divertente. Quando era bel tempo si stava fuori, ridendo, pregando e anche pescando. Gli altri 51 mercoledì dell’anno, si pregava e rideva all’interno, nell’aula di inglese davanti alla quale dichiarai il mio amore alla mia futura moglie dicendole, Vabbè, ti sposo.

Quel mercoledì non era bel tempo e saremmo stati dentro. Toccava a me condurre la riunione. Il boschetto vicino allo stagno era la mia zona di preghiera preferita. Solitudine, alberi, natura, pesci e anatre. Passeggiavo chiedendo a Dio come avrei potuto vedere di più della manifestazione della sua presenza durante l’incontro. Non volevo avere solo una bella riunioncina carina ma la sua forte e chiara Presenza nel nostro mezzo. Ad un tratto sentii Dio dirmi, “I doni crescono sul campo del lavoro.”

Capii cosa voleva dire. I doni non sono una cosa che casca giù dal cielo senza intervento umano. Si creano le circostanze affinché lo Spirito possa agire, e poi lui, nella sua fedeltà, agisce.

In generale, poche cose scendono dal cielo senza che vi sia cooperazione fra Dio e gli uomini, fra l’Alto e il basso. Se si vogliono vedere persone convertite si va, si testimonia di Gesù, lo Spirito convince di peccato e mostra la salvezza in Gesù. Se si vogliono vedere ministeri per bambini, ci si forma, si preparano buoni programmi e poi Dio ci mette sopra la sua benedizione.

È sempre Dio + Uomo. Solo qualche volta è Dio + Nessuno. In ogni caso non è mai Uomo + Nessuno.

Era quasi ora dell’incontro. Mi dissi, Cosa posso fare in questi pochi minuti per preparare il terreno affinché lo Spirito possa farvi crescere sopra i suoi doni?Mi venne in mente di invitare due francesi, fidanzati con due ragazze italiane del nostro gruppo. Uno di loro era usato regolarmente nei doni. Volevo creare un’atmosfera e una dinamica nuova, un po’ diversa. Dissi ai musicisti del gruppo, Ciro, Pepè e Nicola come desideravo che conducessero l’adorazione, con una certa libertà, ritmo e ascolto dello Spirito. Era tutto quello che potevo fare nei pochi minuti prima dell’inizio.

Corsi a invitare i francesi e ambedue accettarono. Non si rifiuta mai la possibilità di stare in preghiera con gli italiani. Mi sono sempre chiesto, però, se non avessero avuto motivazioni sbagliate e che magari vennero per via delle fidanzate. Mi è sempre rimasto il dubbio.

Fatto sta che fu una delle migliori cellule dei quattro anni di scuola. L’adorazione fu viva e di cuore, con una grande presenza di Dio. Ognuno, e dico o-g-n-u-n-o, dei partecipanti ebbe parole profetiche da parte di Dio. Per tutta la durata dell’incontro ci fu quel coordinamento e quella gioia speciale che solo Dio può dare.

Qualche giorno fa, guardando un’intervista rilasciata da Bill Johnson,

pastore della chiesa Bethel di Redding, California (da dove vengono i Jesus Culture, Bethel Live, Jonathan Davis e mille altri che compongono i canti che usiamo nelle nostre chiese), ho rivissuto quanto Dio mi aveva detto in riva allo stagno: “I doni crescono sul campo del lavoro.”

Johnson racconta come Dio iniziò a manifestare di più la sua Presenza nella sua vita. Dice che era l’estate del ’94 e lui era pastore a Weaverville, Cal., chiesa delle AOG che dipendeva da Redding. Un pastore gli aveva detto quello che Dio stava facendo a Toronto (1). Nel febbraio del ‘95 partecipò ad alcune riunioni e fu toccato da Dio. Nel 1987, dopo aver partecipato a due conferenze con John Wimber (2), avevano già avuto alcune visitazioni dello Spirito, ma la cosa fu solo sporadica.

“Venni a Toronto affamato e quando entrai in quella sala, mi dissi: Ecco quello che voglio. Dio ravvivò quello che aveva depositato in me nell’’87 e lo portò ad un altro livello. Capii di avere appena visto quello a cui avrei dedicato il resto della mia vita. Dissi a Dio, Se mi tocchi di nuovo non cambierò più il soggetto della mia attività ma farò del risveglio il cuore di tutto ciò che faccio.

Dopo gli incontri con Wimber, Johnson aveva semplicemente aggiunto le cose dello Spirito  a tutte le attività che la chiesa svolgeva già. Fu un errore.

La vita con lo Spirito e, di conseguenza l’azione dello Spirito, non possono essere attività marginali del programma di una chiesa o della vita di un cristiano. La relazione con Dio, che abita in noi tramite lo Spirito, è la base, l’altezza, la larghezza e la profondità di ogni cosa che siamo e facciamo. O lo Spirito abita in noi con forza, potenza e vivacità, oppure non potremo fare nulla di quanto vorremmo fare. In Atti 1:4 Gesù dice ai discepoli “di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’attuazione della promessa del Padre,” nonostante avesse già detto loro di andare e fare discepoli tutti i popoli (Mt. 28:19). Sapeva che senza la potenza dello Spirito non avrebbero mai potuto fare quanto aveva detto loro.

L’attività dello Spirito Santo in noi non è importante solo per la parte potenza (1 Cor. 12), ma pure per lo sviluppo del carattere cristiano (Gal. 5, guida dello Spirito, frutto), l’illuminazione della Parola (1 Cor. 2:13, 14), la convinzione di peccato (Giov. 16:8), la guida in tutta la verità (Giov. 16:13) e ogni altra cosa. Senza l’intervento dello Spirito non possiamo fare nulla.

Da quel momento, Bill, non solo aggiunse l’azione dello Spirito Santo a quanto voleva vedere succedere nella propria vita e nella propria chiesa, ma rese la relazione con Dio e l’azione dello Spirito Santo il centro della propria vita e attività.

“Da quel giorno insegniamo sempre su chi è Dio, su come agisce, su come vivere con lui e come lasciarci usare da lui. Non cerchiamo in primo luogo le manifestazioni. Cerchiamo la Presenza di Dio. Cerchiamo di imparare a fare stare a proprio agio lo Spirito Santo nel nostro mezzo.” La parola inglese che Johnson usa è “host,” “ospitare.” Impariamo ad ospitare lo Spirito nella nostra vita, facendo tutto quanto possibile affinché si senta a proprio agio.

Qualche tempo dopo gli chiesero di diventare pastore della chiesa di Redding. Bill disse agli anziani che avrebbe accettato solo se avessero fatto del risveglio il focus della vita della chiesa. “Sono nato per risveglio e se il risveglio non vi interessa, non sono il pastore giusto per voi. Questo non è negoziabile.” Lo accettarono all’unanimità.

Una domenica sera, dopo aver predicato su questi soggetti, chiamò tutti a venire avanti. Invitò lo Spirito ad agire e il Signore scese potentemente su una sorella. Lui e sua moglie si guardarono e si dissero: “È iniziato. Adesso nessuno lo potrà più fermare.”

Così iniziò a seminare in quello che Dio stava facendo, insegnando, dando opportunità alla gente di essere toccata dalla potenza e dalla presenza di Dio. Non c’erano tante guarigioni a quel tempo. Solo trasformazioni delle vite delle persone. Poi iniziarono ad avere alcune guarigioni e qualche miracolo. Prima solo di tanto in tanto, poi giornalmente. Dio agisce durante le riunioni e al di fuori di esse, spesso senza che qualcuno preghi, soltanto per la Presenza di Dio.

“Dio cerca persone, chiese e famiglie
che vogliono ospitare la Presenza di Dio.”

Quando abbiamo la presenza di Dio su di noi, lui parla e agisce costantemente.

Presenza vuol dire dimora. Quando Gesù dimora in noi fa le sue opere, allo stesso modo di come il Padre faceva le sue opere dimorando in Gesù.

“Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue.”
Giovanni 14.10

Quando Gesù vedeva un malato e lo guariva, era Dio Padre che, in lui, stava dicendo, “Non accetto che quella persona sia malata. La guarisco.”

Il segreto della relazione con Dio e della conseguente azione della sua potenza, è dimorare in lui e fare la sua volontà (Giovanni 15:4,5 Dimorate in me e io dimorerò in voi. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto. 14:21 Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui. 14:23 Gesù gli rispose: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui.)

Bill dice che Redding è in viaggio per imparare a ospitare la Presenza, per imparare a darsi a Dio più completamente e per dargli spazio affinché faccia tutto quello che vuole fare.

La chiesa di Johnson non è perfetta. Ci sono stato per una decina di giorni e ne ho avuto un’ottima impressione. Ho anche visto dei punti deboli. Johnson lo ammette apertamente. Complimenti. Ma un loro punto forte è che danno molto tempo per l’adorazione, hanno tempi di preghiera la mattina presto, la loro scuola di ministero (ca 2’000 giovani) prega un paio d’ore al giorno e nel contempo ministrano gli uni agli altri. Durante quei tempi molti vengono guariti, ricevono rivelazione, saggezza e correzione da parte di Dio. La Parola viene esposta, si insegna su come Dio parla tramite i doni e tutti i membri della chiesa sanno di poter essere essere usati da Dio. Insegnano sull’amore e la grazia di Dio, sulla santità motivata dall’amore, sul trovare la volontà di Dio per noi e nel farla. Tutto questo permette allo Spirito di restare forte nella loro vita e di crescere nella sua azione tramite di loro.

I doni crescono sul campo del lavoro. Naturalmente Dio non funziona a comando. È vero, però, che quando viviamo con lui e gli diamo opportunità di agire, è ben difficile che lui non agisca, perché Dio si vuole manifestare in OGNI riunione e in ogni circostanza della nostra vita.

È importante creare a poco a poco in noi e nelle nostre chiese un campo fertile per l’azione dello Spirito di Dio.

Quando poi lui inizia a manifestarsi e a riempirci in molte riunioni, lo Spirito cade non solo su alcune persone ma sulla chiesa intera varie volte, si crea una dinamica di azione dello Spirito Santo che è come una foresta in fuoco, e questo fuoco si manifesta quando preghiamo per l’amico malato, per il figlio che si è allontanato da Gesù, per il lavoro che abbiamo perso e per la saggezza di vita di cui abbiamo bisogno. C’è più gioia e più unità. Ci sono più lotte e più persecuzioni e il diavolo ci attaccherà di più. Tutto normale. Come nella Bibbia.

Ma cosa possiamo fare praticamente per far crescere i doni e l’azione dello Spirito?

I pastori e i vari responsabili della chiesa sono il centro del movimento di Dio. Loro devono impossessarsi prima di ogni altro e vivere in prima persona questa visione.

  • Formare se stessi e la chiesa su cosa sono i doni, come Dio parla, come ci usa, tutti e non solo alcuni, grazia e non merito, sbagliare è ok, cosa puoi fare per minimizzare gli errori, …. Non fare sola formazione teorica. Si deve dare molto spazio per l’applicazione.
  • Lettura di libri, frequentazione di corsi, anche online. Per chi parla inglese posso raccomandare quelli di Global Awakening. Ho frequentato tre corsi sulla guarigione fisica e sono ottimi.
  • Organizzare nella propria chiesa seminari con fratelli e sorelle usati da Dio. Facendolo regolarmente si abbattono i muri, la gente capisce meglio, prende coraggio e inizia ad essere usata da Dio.
  • Andare in chiese o ministeri dove Dio agisce, vedere Dio all’azione, chiedere come la cosa è nata e cresciuta. Una cosa è solo sentire e un’altra è vedere, toccare e sperimentare.
  • Partecipare a conferenze sul soggetto. Le migliori che ho trovato finora sono quelle di Randy Clark. Ha un vero dono di formazione in questo campo. Sono estremamente pratiche. V. la pagina La Guarigione per un suo seminario completo.
  • Creare un’atmosfera di rilassatezza e libertà nella chiesa. Incoraggiare a credere che Dio usa ognuno (1 Cor. 12:7 A ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.)
  • Dare spazio allo Spirito Santo in ogni riunione. Daccapo lo ripeto: IN OGNI riunione. Non riempire gli incontri di attività e annunci e non avere tempo per dire, “Padre, parlaci, Padre agisci.” Prendere tempo per pregare per i malati e i bisognosi. Dio risponde. E non solo il pastore e gli anziani.
  • Le cellule sono uno dei contesti migliori per sperimentare Dio. La gente ha più facilità a dare una parola di profezia davanti a una decina di persone che conosce bene che davanti a tutta una congregazione.
  • Digiuno e preghiera. Avere tempi profondi e rilassati di digiuno e preghiera, personali e comunitari. Tanta preghiera (ma senza strafare, perché si può agire nella carne anche in questo campo) è la costante di ogni risveglio, di Gesù, di Atti 2 e 6. Preghiera e adorazione che siano gioiosi, pieni di fede, con lode, proclamazione di vittoria, ascolto di Dio, consacrazione e riconoscimento di Dio come un Padre buono. Non preghiere piagnucolose, deprimenti, senza fede e speranza. Ho già detto preghiere brevi? Non abbiamo bisogno di ulteriori sonniferi. Dormiamo già bene. Grazie.
  • L’adorazione è spesso il momento principale durante il quale i doni si manifestano. Darle il tempo e la preparazione necessari. Adorazione vera, in italiano e in lingue, canto compreso, con tempi sufficienti, non di pochi minutini. Senza interruzioni per annunci o lunghe prediche che spengono l’azione dello Spirito, stile “Loda, prega, dimentica quello che ti è successo in settimana.” Se adoriamo davvero, tutta la chiesa segue senza bisogno di tante parole.

Sicuramente ognuno avrà in mente altre attività che si possono fare per permettere allo Spirito di agire di più nella nostra vita e nelle nostre chiese. Facciamole. Facciamole regolarmente. Se sbagliamo, no problem. Prendiamo meglio la mira e spariamo di nuovo finché centriamo l’occhio del bersaglio.

Facciamo della Presenza di Dio l’obiettivo della nostra vita.

Ciao.

Giuseppe


 

(1)   Come già scritto a proposito degli insegnamenti sulla guarigione, sono a conoscenza delle varie controversie legate a Toronto. Alcune sono fondate, molte no. Vi sono stati errori ed esagerazioni? Certo. In tutti i risvegli (ma anche nella vita di ogni chiesa e ministro di Dio, io per primo) ci sono cose condivisibili e cose meno condivisibili. Ad Azusa, risveglio al quale di solito si riferiscono le chiese pentecostali, ci sono state molte delle stesse manifestazioni con pianti, riso, cadute e “convulsioni,” per come ci sono state a Toronto. Le stesse cose sono successe nei ministeri di Jonathan Edwards,  Charles Finney, Maria Woodworth-Etter, John Wesley, George Whitefield, Evan Roberts, Smith Wigglesworth e altri che sono giustamente reputati colonne della Chiesa e del pentecostalesimo. L’importante è sempre prendere il buono e lasciare il cattivo.

(2)   John Wimber (1934-1997) è arrivato nel movimento delle chiese Vineyard poco dopo la sua fondazione, diventandone il responsabile. Sotto la sua guida le Vineyard si sono espanse in tutto il mondo.

Wimber è la persona che Dio ha usato per diffondere a livello mondiale il tipo di chiesa carismatica basata sull’adorazione, la formazione, la rivalutazione del ministero di tutti i credenti e l’espressione “naturale” del soprannaturale che è tipica di tantissime chiese odierne (stile Hillsong, Bethel o Holy Trinity Brompton, quelli dei corsi Alfa). È giustamente considerato il papà spirituale e il punto di riferimento di migliaia di pastori e di chiese carismatiche. Se siamo carismatici nella forma nella quale lo siamo oggi, molto è tracciabile a lui. In pratica è vostro nonno. Prima di convertirsi era un musicista rock. La canzone “Siam riuniti tutti qui” è sua.


La settimana prossima pubblicherò la testimonianza della conversione di Wimber. E’ una delle video più esilaranti e ispiranti che abbia mai visto.

Ci saranno inoltre le testimonianze dell’esperienza di ricerca di Dio da parte di Randy Clark e Blaine Cook.

Errore: Modulo di contatto non trovato.

La crescita della chiesa – Parte 3

Pecore 1.jpg

Terza parte dell’insegnamento sulla crescita della chiesa.

Il cambiamento, il coraggio per il cambiamento, come implementarlo, la mentalità di fede, l’orientamento verso l’esterno, ….

A questo link trovate delle note per la riflessione.

Usate pure questo materiale dando credito al podcast di Carey Nieuwhof   www.careynieuwhof.com

Contattateci via FB o a giures@gmail.com

Desidero ricevere le vostre informazioni

Pecore 2.jpg

La crescita della chiesa – Parte 2

Seconda parte dell’insegnamento sulla crescita della chiesa.

Come trovare i veri leader nella chiesa, dare autorità ai collaboratori,  modellare i valori, ….

Potete usare questo materiale dando credito al podcast di Carey careynieuwhof.com    Questo podcast è il numero 17.
A questo link trovate delle note per la riflessione.

Contattateci via FB o a giures@gmail.com

Desidero ricevere le vostre informazioni

Studentesse.jpeg

La crescita della chiesa – Parte 1

Prima parte dell’insegnamento sulla crescita della chiesa.

Imparare a cooperare con Dio per la crescita della chiesa. Questo insegnamento fornisce un primo input in quel senso. Seguiranno altre parti.

Questa serie di tre insegnamenti sono basati sul podcast di leadership e crescita personale di Carey Nieuwhof, pastore della chiesa Connexus di Toronto, Canada. Mi ha gentilmente dato i diritti di usare i contenuti di tutti i suoi podcast.

 

Siete benvenuti ad usare il materiale qui presentato dando credito al podcast di Carey   careynieuwhof.com   Il podcast è il numero 17.

A questo link trovate delle note per la riflessione

 

Contattateci via FB o a giures@gmail.com

Desidero ricevere le vostre informazioni

 

Principi di predicazione di Hillsong – Parte 2

Brian Houston 3

Ciao.

Ecco la seconda e ultima parte dei principi di Brian Houston per la predicazione alla Hillsong di Sydney. Ho ripreso solo alcuni dei suoi 30 punti e vi ho messo i miei contributi, cercando di rimanere fedele alla sua posizione. Questo per dire che i punti deboli sono miei e non suoi.

Quanto segue non è una regola assoluta. Ognuno ha il proprio modo e stile di predicazione. Riflettiamo però su quanto viene detto e riteniamo il bene. Io ho tanto da imparare.

Buona giornata a tutti.

Giuseppe


1.  Ogni messaggio riflette la vita che vivi e non solo la predica che predichi.

Sii autentico. I messaggi migliori provengono spesso dalle nostre lotte e percorsi di vita. La gente sente se sei vero o no. Indipendentemente da quanto sei professionale o eloquente quale predicatore, non costruirai nulla nelle vite delle persone se manchi di autenticità.

Giovane Bibbia Blu

2. Ogni messaggio è il riflesso della tua personalità e non l’imitazione di un’altra persona.

Sei al meglio quando sei te stesso sia nella preparazione che nella presentazione del messaggio. Non hai bisogno di imitare un certo stile. Sii il miglior te stesso. Impara dagli altri ma non diventare loro.

3.  Ogni messaggio ha effetto sul lunedì delle persone.

Il messaggio deve essere applicabile il lunedì e non solo la domenica. Deve avere rilevanza per la vita quotidiana delle persone, affrontare la perdita del lavoro, la famiglia nella società di oggi, la morte delle persone a noi vicine, l’amicizia. Deve mostrare come Gesù si inserisce in questi ambiti.

4.  Non avventurarsi in aree che non si conoscono.

Non predicare i soggetti che non conosci bene. Studiare giornalmente per crescere e diventare bravi nei campi di chiamata che Dio ci ha dato.

5.  Ogni messaggio fa stare meglio le persone rispetto a quando sono entrate.

Creare un’atmosfera incoraggiante in ogni incontro. Le persone devono sentire di potere deporre i propri pesi. Nel mondo sentono così tante cose scoraggianti da essere affamati di incoraggiamento.

Questo non vuol dire non predicare santità, peccato o ravvedimento. Significa portare le persone a vedere il problema e il peccato, ma pure Gesù che porge loro la mano.

6.  Ogni messaggio deve essere degno di nota.

Ogni messaggio deve avere contenuto. Non deve essere infarcito di frasi fatte, sentite e risentite. Scavare e dare alle persone punti importanti, profondi, utili, di cui vorranno prendere nota per metterli in pratica. La preparazione a lungo termine è essenziale in questo ambito. Una cosa è prepararsi il sabato sera e un’altra tre settimane prima.

Questo non vuole dire fare prediche di difficile comprensione o mattoni teologici. Vuol dire portare alle persone pane e non sciacquetta.

 

Le mie parole sono spirito e verità.

Giovanni 6:63

7.  Vedere l’umore come un bonus e non come l’obiettivo.

In una predica ci vuole umore ma l’umore non è l’obiettivo della predica. L’umore fa penetrare il punto che vogliamo fare perché tocca le emozioni delle persone e le disarma. Però non riempirne tutta la predica. Non è una una puntata dell’edicola di Fiorello.

Essere sul pulpito come siamo quando si parla con un amico. Tanti si irrigidiscono appena arrivano dietro al pulpito. Passano da Luigi a San Luigi in una frazione di secondo. L’espressione facciale e il tono di voce diventano tetri e cavernosi, perché la santità è tetra. Non è allegra. Infatti fra i doni dello Spirito c’è la tristezza e non la gioia.

Altri, normali fino ad un momento prima, diventano come se avessero preso quattro tazze di caffè in una sola volta. Schizzano a destra e a sinistra. Tutto diventa hyped. Oggi è un giorno meraviglioso, Sarà una riunione gloriosa, Gesù farà cose fantastiche. Ti aspetti che Gesù ritorni da un momento all’altro, tanto sarà magnifica la riunione. Mi chiedo se un sondaggio alla fine del culto darebbe loro ragione. Se dico “fantastico,” poi deve esserlo davvero. Non usare frasi fatte solo per stimolare le emozioni delle persone.

Ci vuole però energia nella nostra presentazione. Dubito che un tono deprimente e un’espressione sconsolata stimoleranno tanto le persone. Se credo e vivo davvero in Gesù, si vedrà e sentirà.

Mani Child of God

8.  Ogni messaggio esalta Gesù e da gloria a Dio.

Gesù, e non io, deve essere il soggetto delle frasi della predica. Gesù fa, Gesù dice, Gesù vuole, Gesù ha. Tenere al minimo gli “io” e i “mio.”

Non usare solo il generico, “Dio.” Usare “Gesù.” Indica più chiaramente di chi stiamo parlando, soprattutto per i non credenti.

Gesù deve essere centrale. La gente ha bisogno di sentire la Parola di Dio e non un messaggio che qualunque coach motivazionale potrebbe portare.

Usare versetti della Parola per motivare le persone. Riscaldano di più il cuore e sono vera verità sicure.

9.  Ogni messaggio riflette il tuo livello di autorità.

Parla secondo il tuo livello di autorità. Se non hai autorità spirituale riconosciuta, non usurpare quell’autorità. A volte, pensando di essere sotto l’unzione, un predicatore che non se ne è ancora guadagnato il diritto, può riprendere una chiesa o proclamare cose che sono al di là di quanto vive in Dio. Non è appropriato.

Prima di dire certe cose bisogna guadagnarsi i gradi, e quelli si guadagnano con il tempo, l’esempio, la fedeltà sul campo e l’umiltà. Davide e i suoi valorosi guerrieri (2 Sam. 23.8 ss) si erano guadagnati il diritto di parlare con le gesta che avevano fatto.

10.  Ogni messaggio combina fede e trasparenza.

Essere trasparenti, mostrando le lotte che abbiamo nella vita personale e ministeriale, permette alle persone di identificarsi con noi. Farlo troppo non incoraggia la gente. Mostrare quello che Dio ha fatto in noi e tramite di te. Questo incoraggia le persone a credere. Si diranno, Se ce l’ha fatta lui, posso farcela anch’io.

Non tutte le nostre debolezze devono essere portate in pubblico. Certe cose sono private.

 

L’umiltà è non avere nulla da nascondere e nulla da mostrare.

(Non ricordo chi l’ha detto)

11.  Ogni messaggio non dice solo “cosa” fare ma anche “come” farlo.

Houston dice che agli inizi del suo ministero, dopo avere predicato sul bisogno di amare Dio con tutto il cuore, un uomo gli disse, “Io voglio farlo, ma vorrei sapere come farlo?”

Troppe prediche sono impostate solo attorno a “Fai questo e non fare quest’altro.” Tutte cose giuste, ma, se non si mostra come fare quelle cose, con indicazioni concrete e praticabili, non si aiutano veramente le persone.

Dopo aver detto alla congregazione cosa fare, passare la maggior parte della predicazione mostrando come riuscire a farlo.

Warren e Houston z
Rick Warren e Brian Houston sono amici personali.

Rick Warren, pastore di una chiesa di 35’000 membri e autore di La chiesa condotta da propositi e La vita con uno scopo, è un maestro in questo. L’ultima volta che l’ho sentito predicare mi ha spaventato per la sua semplicità e praticità. Eppure è un uomo che studia tantissimo. Per tanti anni ha letto un libro al giorno e possiede una libreria di più di 20’000 volumi.

Si vedeva che Rick aveva preparato il messaggio con un chiodo fisso: “Quali sono i passi pratici che posso indicare ai miei fratelli affinché riescano a mettere in pratica questo messaggio?” Mi aveva veramente aiutato.

12.  Lavorare sia al contenuto che all’esposizione verbale.

Se si ha un buon messaggio ma lo si predica male, il buon contenuto non servirà tanto. Presentarsi e dire le cose in un modo che porta le persone ad ascoltarci e non a pensare a mille modi per sfuggire alla noia o al sovreccitamento.

Qualcuno ha detto, “Se un uomo non sa fischiare il suo amore ad una donna, se la vedrà portare via da un altro, che la ama meno ma fischia meglio.”  Fischiamo bene.

Riascoltare e rivedere le registrazioni delle nostre prediche ci permette di correggerci. Noteremo, come me, eh eh, movimenti che distraggono, ripetizioni di alleluia intercalati ad ogni frase, continui schiarimenti di voce o “Signore” ripetuto ogni due parole nelle preghiere.

Parlaresenzaprenderefiatodall’inizioallafinedellapredica, POSSIBILMENTE A VOLUMI ALTISSIMI, non è un segno di unzione. E’ un’abitudine da correggere.

Parlare alla gente come se stessimo avendo un colloquio con un amico. Essere calmi e naturali nei movimenti. Sottolineare però, con velocità, ritmi, volumi, pause, silenzi e movimenti appropriati le parole e le frasi che ne hanno bisogno. Anche la monotonia non è unzione.

 

La verità deve pure toccare il cuore.

Martyn Lloyd Jones, “Preaching and Preachers”

13. Il lunedì si deve dimenticare ogni messaggio.

Dopo ogni messaggio ogni predicatore è triste. Non ho predicato abbastanza bene, sono stato troppo lungo al secondo punto, ho dimenticato di citare Noè. Dopo il culto, notiamo cosa è andato bene e cosa è andato male, decidiamo come migliorare e poi facciamola finita. Nel senso buono della cosa.

Non facciamoci problemi per tutta la settimana. Il diavolo sicuramente proverà a rovinarci la vita con le sue accuse. Non diamogli spazio. Impariamo quanto dobbiamo imparare, ringraziamo per ciò per cui dobbiamo ringraziare e poi andiamo avanti. Cresciamo a poco a poco.

Dio vi benedica.

Principi di predicazione di Hillsong

Brian Houston 4Le parole Predicare e Predicazione non mi piacciono. Oggi hanno un’accezione molto negativa. Significano fare una ramanzina e annoiare a morte. “Fagli un predicozzo; che barba, che predica!” Nel loro significato originale, invece, mi piacciono moltissimo. Vogliono dire — Proclamare, dire alle persone il pensiero, il cuore di Dio per loro.

I due discepoli che dopo la crocifissione se ne tornavano sconsolati ad Emmaus (Luca 24.13) non si annoiarono a morte quando Gesù spiegò loro dalla Parola che tutto era sotto controllo e che le cose stavano andando esattamente come le Scritture avevano predetto. La spiegazione della Parola di Dio, piuttosto che annoiarli, li incoraggiò e scaldò loro il cuore.

“Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?   (v. 32)

Predicare bene non è facile. La Parola di Dio è un libro profondo e predicare coinvolge tutta la nostra vita. Si comunica quello che siamo. Ho ascoltato e fatto prediche che mi hanno scaldato il cuore, altre erano paglia e non frumento. Ma, da dove siamo arrivati, dobbiamo crescere.

Vorrei postare alcuni pensieri da un podcast di Brian Houston, pastore della chiesa Hillsong di Sydney (parte dell’Assoc. Mondiale delle Assemblee di Dio, di cui Houston è stato presidente per l’Australia dal 1992 al 2007). Podcast Houston.

Brian Houston 8Il pastore parla dei principi che chiede a ogni membro del suo team di predicazione di osservare prima di dargli il pulpito. I punti principali sono suoi. L’elaborazione è spesso mia. Non si tratta di un corso completo di omiletica ma è un buon spunto per la riflessione.

1.   Ogni messaggio è positivo.

Ogni messaggio predicato a Hillsong è positivo, non negativo e reazionario. Si deve indicare ciò che è buono e non solo criticare ciò che non va. Si mostra alla gente la strada giusta e non ci si sofferma sempre e solo sul male.

2.   Ogni messaggio dura 35 minuti o meno.

“Ricordare che forse non siamo così bravi come pensiamo di essere.”

Allungare la minestra non serve. Togliere senza pietà dal messaggio tutto quanto è ripetitivo e fuori soggetto. Se una parola basta, non usarne due. Si appesantisce il discorso. Non fare però diventare sterile il contenuto e lo stile. L’orecchio vuole la sua parte.

3. Ogni punto viene dalla Bibbia.

Si deve prendere un passaggio della Bibbia, esporlo e applicarlo alla vita della congregazione. Assicurarsi che quanto diciamo sia quello che la Bibbia dice in quel passaggio e non la nostra posizione personale o denominazionale. È facile confondere le cose.

Attenersi al soggetto del testo fino alla fine del messaggio. Senza accorgersene si può partire dalla Parola e continuare poi con i nostri pensieri personali.

La predica non deve diventare una pesante dissezione intelletualistica dei versetti.

Alcuni prendono una illustrazione personale e ne fanno il centro del messaggio. È sbagliato. È buono usare illustrazioni ma devono sottolineare il passaggio e non prenderne il posto.

Leggere libri e ascoltare insegnamenti provenienti da differenti orientamenti teologici e denominazionali. I “diversi” hanno tanto da insegnarci.

Sentire l’opinione di persone di capacità sulla nostra predicazione. Ci può dare equilibrio e solidità. Gli altri notano quello che noi non vediamo più.

4. Si predica da una prospettiva neotestamentaria.

Si può predicare dal Vecchio e dal Nuovo Testamento ma ogni messaggio deve essere presentato dalla prospettiva del Nuovo Patto. Chiedersi, “In che modo si esprime questo soggetto alla luce della croce di grazia di Gesù? Sto portando la Legge, che porta la morte, o Gesù e la potenza dello Spirito Santo che permettono di vivere la santità? Sto dando speranza o scoraggiamento?”

Preghiera e Bibbia5. Passare molto tempo in meditazione, preparazione e familiarizzazione.

È necessaria la preparazione a lungo, medio e breve termine. Lo studio quotidiano durante tutta la vita è insostituibile. È la dispensa alla quale attingere al bisogno. Imparare costantemente da Dio in preghiera e dalla Bibbia, dalla vita, dalla teologia, dalla storia, dalla sociologia, dalla scienza, da libri e corsi.

Prepararsi a medio termine con almeno un paio di settimane di anticipo. Riprendere poi la predica nei giorni precedenti la riunione. Non arrivare al sabato sera supplicando Dio di darci in extremis un messaggio.

Strutturare bene il passaggio. Rendere il messaggio chiaro e logico. Scriverlo parola per parola aiuta a cercare l’espressione giusta e a riflettere meglio su quanto diremo. Chiedersi: è incoraggiante? È fedele al testo? È troppo lungo? È troppo teorico? Ci sono sufficienti e toccanti illustrazioni? Indico chiaramente come mettere in pratica il passaggio? Com’è la conclusione? Gesù e la sua grazia sono il centro dell’insegnamento?

Familiarizzarsi con il messaggio. Leggere e rileggere in preghiera quanto si è scritto per conoscerne bene il contenuto ed essere in grado di predicare avendo davanti solo i punti principali. Questo ci da libertà di espressione e permette di mantenere il contatto visivo con i presenti. La mancanza di familiarizzazione crea ripetitività, impaccio e confusione.

 


– Giovedì 15 Febbraio la seconda parte –

Ricordiamoci che Dio ci ama, non ci chiede la perfezione, ma che siamo operai fedeli, sì.

Dio vi benedica.

Giuseppe