Testimonianze di guarigione

digCiao.

Dieci giorni fa, Cristiana, io e Francesca, un’amica, abbiamo partecipato a delle conferenze sulla guarigione in Inghilterra. Lo scopo era insegnare ciò che la Bibbia dice in proposito onde permettere a Dio di usare di più ogni cristiano per la guarigione.

Il primo giorno, Alunn, uno degli insegnanti, ha invitato a pregare per le persone che avevamo vicine e che erano malate. Io pregai per una donna inglese di una settantina di anni. Aveva problemi molto seri a piegare le ginocchia. Dopo aver pregato per lei, senza particolare fede!, la vidi che si era messa in ginocchio senza problemi. Dopo la preghiera andò avanti a testimoniare di come stesse bene. Grazie Signore.

Cris e Francesca pregarono per una donna pachistana o indiana che era seduta davanti a noi e aveva gravissimi problemi di artrite. Sotto potete ascoltare la testimonianza di Francesca.

Un nostro amico dottore, inglese, che ha partecipato alla conferenza con noi, ha risposto all’appello dato dopo una parola di conoscenza per le persone che avevano intolleranza al lattosio. Hanno pregato per lui. Qualche giorno dopo abbiamo ricevuto una sua foto mentre mangia gelato. Cosa che non avrebbe mai potuto fare prima.

Durante i cinque giorni di incontri ci sono stati non meno di 500 persone guarite da ogni tipo di malattia. Tanti erano malati da anni.

Dio vuole usare ognuno di noi per guarire noi stessi e le persone attorno a noi.

“Io sono il Signore, colui che ti guarisce.” Esodo 15:26

CHR Mic Verde

Le fasi di vita di una organizzazione

Questo podcast spiega alcune delle fasi di vita di una organizzazione, dalla sua nascita alla sua … possibile morte.

E’ molto utile per capire la fase nella quale la nostra chiesa, associazione o altro tipo di organizzazione si trova, le sue caratteristiche e cosa fare per crescere e migliorare la nostra qualità di servizio a Dio e agli uomini.

Adattato dal podcast di Craig Groeschel, pastore della Life Church, Oklahoma City, USA. Usato con permesso.

Le fasi di vita di una organizzazione, Parte 1
Le fasi di vita di una organizzazione, Parte 2

Fermate il cammello a Sicar

Giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna.

Giovanni 4:27

I discepoli, a differenza del loro Signore, non erano scevri dal vivere secondo i pregiudizi e la cultura nazionali piuttosto che secondo i princìpi del regno di Dio.

I Giudei odiavano i samaritani e si ritenevano superiori a loro. Li chiamavano, Cani. Al resto di noi Gentili, appioppavano il gentile epìteto di Maiali. Per i Giudei era era cosa difficile attraversare la Samaria perché pensavano di diventare impuri al solo contatto con la polvere samaritana. Più difficile era il fermarsi e il bere la loro acqua. Più difficile ancora era parlare con un Samaritano. Impossibile era il parlare in pubblico con una donna Samaritana. Infatti, si diceva che era meglio bruciare la Legge piuttosto che insegnarla a una donna ebrea (il film Yentl ne parla), ed era bene per un uomo non parlare nemmeno a sua moglie mentre erano in pubblico. Figurarsi insegnare la Legge e intrattenersi pubblicamente con una donna samaritana. Soprattutto una di quella risma.

Ma, Gesù violava spesso e volentieri gli insegnamenti rabbinici quando questi violavano la Legge di Dio o quando questi volessero impedirgli di salvare ciò che era perduto.

Così, Gesù, sceglie di passare per la Samaria, fermarsi a Sicar, al pozzo samaritano, berne l’acqua samaritana, parlare con una donna samaritana, annunciarle la salvezza, mangiare il loro cibo e dormire nel loro villaggio, portandoci pure (oh, traviazione delle traviazioni!) tutti i suoi discepoli, pur di vedere la salvezza dei suoi amati samaritani.

Adesso, la mia domanda è: quante volte io, e noi, discepoli odierni di Gesù, ci comportiamo più da italiani, Pentecostali, Battisti o Cattolici piuttosto che da seguaci della Parola di Dio? Quante volte viviamo più secondo la nostra cultura nazionale e denominazionale, piuttosto che secondo la Bibbia e la volontà di Dio, meravigliandoci che Dio possa dare lo Spirito pure ai Gentili (Atti 10:45 Tutti i credenti circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliarono che il dono dello Spirito Santo fosse dato anche agli stranieri), possa usare gente di una certa risma e di una certa chiesa, o persone che si vestono e comportano in un certo modo?

Gesù e la pallavolo

Il segreto dell’unzione è una vita in relazione con Gesù.

“Dico sempre alle mie giocatrici che quando si è raggiunto un ottimo risultato,
non si deve ricordare tanto il risultato quanto cosa si è fatto per raggiungerlo.”

Davide Mazzanti
Allenatore della nazionale italiana femminile di pallavolo.

 

Complimenti alla nazionale italiana di pallavolo. Ha giocato un ottimo campionato del mondo e ha ottenuto un meritatissimo secondo posto, soprattutto considerando la giovane età media.

Il suo coach, Davide Mazzanti, nel suo intervento alla Domenica Sportiva di ieri sera, mi ha stupito per competenza, saggezza e chiarezza di idee.

Una sua frase mi ha colpito in particolare. “Dico sempre alle mie giocatrici che quando si è raggiunto un ottimo risultato non si deve ricordare tanto il risultato quanto cosa si è fatto per raggiungerlo.”

Mentre la ascoltavo lo Spirito Santo mi diceva, “Giuseppe, ricordati che comprendere e mettere in pratica i princìpi che hanno portato al raggiungimento di un buon risultato, permette di raggiungere nuovamente quel risultato.”

L’importanza della scoperta dei princìpi che permettono il raggiungimento di un certo obiettivo e la loro riapplicazione (con i necessari adattamenti) vale in tutti i campi. Amicizie, matrimonio, educazione dei figli, evangelizzazione, conduzione della chiesa e andare sulla Luna.

Ad esempio. Per lunghi periodi ho sperimentato la forte presenza dello Spirito Santo durante i miei tempi personali di adorazione. Dio mi parlava, sentivo la sua vicinanza, mi mostrava la sua santità e santificava la mia vita, mi indicava i prossimi passi da seguire, ero immerso in lui, la mia vita cresceva e si radicava nella relazione e nel cammino con lui e vedevo più risultati nel mio ministero.

A cosa era dovuto questo? A un cammino giornaliero forte e sincero con lui. A un impegno costante nel mettere in pratica quello che la sua Parola dice e quello che il suo Spirito mi indicava durante la giornata. Al passare ore giornaliere nella sua presenza. Al pregare tanto in lingue. Al prendere tutto il tempo che ci voleva nell’adorazione, finché sentivo Dio dire, Basta, hai fatto quello che dovevi fare. Al significare esattamente con la mente e con il cuore quello dicevo con le parole nel canto e nella preghiera. Se cantavo, Ti amo, Gesù, volevo dire esattamente che lui era il mio più grande amore. Tu sei il Signore, voleva dire che ero pronto a fare tutto ciò che mi diceva di fare e che sapevo che lui dominava e comandava sopra ogni cosa e circostanza. Di conseguenza, non mi preoccupavo di cosa alcuna. Ho fede in te, voleva dire che sapevo che qualunque situazione nella quale mi trovavo sarebbe andata a buon fine.

Preparavo una buona lista di canti che toccavano la mia mente e il mio cuore, li studiavo bene musicalmente di modo da poterli suonare e cantare bene (almeno per quanto permettano le mie capacità musicali e canore).

Ero in continuo ascolto della guida dello Spirito per sapere cosa voleva che dicessi e facessi durante la mia giornata e durante i tempi di adorazione.

E così via.

Con queste premesse, era impossibile che la presenza di Dio non fosse con me in ogni momento della giornata e anche durante i miei tempi di adorazione.

Sapendo questo, quello che faccio oggi non è vivere nel passato ripensando alle belle esperienze degli anni scorsi, ma metto in pratica, oggi, i princìpi che mi hanno permesso di vivere vicino a Gesù intensamente nel passato. Risultato? Anche oggi sento sempre la forte presenza del Signore.

Grazie, Papà.

 

“Colui che mi ha mandato è con me;
non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli piacciono.”
Giovanni 8:29

La ragazza, il cane e Gesù

BosniaQualche anno fa ero in Bosnia. Incontrai E., una ragazza sui 25 anni. Mi parlava in perfetto inglese. Poco prima mi parlò in perfetto francese e non si esprimeva male nemmeno in italiano, che non aveva mai studiato. Mi raccontò ciò che le era successo qualche mese prima.

Era mussulmana (a Sarajevo almeno il 90% della popolazione lo è) e studiava all’università. Si era posta delle domande sulla vita, la morte e cosa succedeva dopo. Nella sua ricerca di Dio aveva letto il Corano e questo le aveva messo una grande paura e non dormiva più bene.

Aveva scaricato un’app con la Bibbia e aveva letto il Nuovo Testamento. Vide che le dava tanta pace e dormiva bene.

cane.jpgUna sera era in giro a spasso da sola per Sarajevo quando vide un cagnolino che gironzolava per la strada. Si mise a seguirlo e questo entrò in un vicolo.

Il cane si fermò ed E. si abbassò per accarezzarlo. In quel momento un globo di luce scese dal cielo e la avvolse. Gesù le si rivelò personalmente in quel globo di luce ed E. si convertì a lui. Dopo questa esperienza cercò online una chiesa evangelica nella sua città ed iniziò a frequentarla.

Ero felice di vedere Dio all’azione diretta in una nazione mussulmana. Gesù vuole rivelarsi anche a te. Chiediglielo.

Giuseppe

 

Se vuoi parlare di come conoscere personalmente Gesù, contattami a giuseppe@chrisma.life

 


Immagini: Unsplash; Ponte, Alex Lacayo; cagnolino, Luka Korica.

Definisci la cultura del tuo ministero

Una chiesa o un ministero di qualità deve avere dei valori fondamentali ai quali aderisce e che pratica con continuità. Se vogliamo seguire Dio con qualità, dobbiamo sapere chi siamo, cosa facciamo e come.

Parte di questi contenuti provengono da Andy Stanley, fondatore e pastore della chiesa North Point (Atlanta), una delle chiese più importanti degli Stati Uniti e ottimo insegnante nel campo della leadership.

Andy è figlio di uno dei mostri sacri della predicazione espositiva americana, Charles Stanley. Un interessante articolo di CNN parla di come è stata fondata North Point e sulle vicissitudini della relazione padre figlio. E’ un insegnamento in se stesso.

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Andy Stanley, Leadership Podcast: Definining your organizational culture, Parti 1 e 2. Disponibile su iTunes. Usato con permesso.
Sito  Andy Stanley

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Successi e insuccessi nella ricerca di Dio

Avere una comunione profonda con Dio e sperimentare la sua potenza nella nostra vita è molto facile. O no?

Ti senti frustrato nella tua ricerca di Dio? Ti sembra che cerchi, cerchi e non trovi niente o quasi?

Queste testimonianze ci fanno vedere come gente normale ha incontrato Dio ma anche come il loro percorso di ricerca non è stato né facile né lineare.

John Wimber, Randy Clark e Blaine Cook testimoniano in modo divertente e sincero, mostrano le vittorie ma pure le sconfitte e le frustrazioni che hanno avuto nella loro ricerca di una comunione più profonda con Dio.

John è stato il responsabile delle chiese Vineyard per tanti anni. Musicista rock professionista con un paio di brani nella hit parade americana, poi convertito e membro di una chiesa non carismatica, le sue testimonianze parlano del percorso dai nightclub di Las Vegas all’azione dello Spirito nella sua vita e in quella della chiesa.

Randy e Blaine sono stati due dei collaboratori principali di John Wimber. Randy è un insegnante e Blaine piuttosto un evangelista. Ambedue sono molto usati da Dio nel campo della guarigione.

 

English only! 

Per capire meglio può essere utile andare a Preferenze di Youtube e attivare i sottotitoli.


Conversione di Wimber

https://www.youtube.com/watch?v=HcwhIot4W7o

Come lo Spirito arrivò nelle Vineyard

“Prega per la guarigione.”   “No, Signore.”

https://www.youtube.com/watch?v=78JxKi2wTMQ

Randy Clark: un pastore insoddisfatto alla ricerca di Dio

https://www.youtube.com/watch?v=2MSxLpOhvW0?start=8136

Blaine Cook: conversione e viaggio nella guarigione

https://www.youtube.com/watch?v=_bLFUn56-f4

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Photo by Holly Mandarich on Unsplash

I doni crescono sul campo del lavoro

Attività che contribuiscono alla crescita dei doni dello Spirito

Un mercoledì mattina stavo pregando vicino allo stagno del Continental Bible College, oggi Continental Theological Seminary, la scuola biblica delle Assemblies of God (AOG) americane che Cris e io abbiamo frequentato a Bruxelles. Poco dopo avremmo avuto i gruppi Koinonia, cellule di comunione fraterna e preghiera per gli studenti. Eravamo divisi più o meno per nazionalità. La nostra dozzina di italiani era sicuramente il gruppo migliore, di sicuro il più divertente. Quando era bel tempo si stava fuori, ridendo, pregando e anche pescando. Gli altri 51 mercoledì dell’anno, si pregava e rideva all’interno, nell’aula di inglese davanti alla quale dichiarai il mio amore alla mia futura moglie dicendole, Vabbè, ti sposo.

Quel mercoledì non era bel tempo e saremmo stati dentro. Toccava a me condurre la riunione. Il boschetto vicino allo stagno era la mia zona di preghiera preferita. Solitudine, alberi, natura, pesci e anatre. Passeggiavo chiedendo a Dio come avrei potuto vedere di più della manifestazione della sua presenza durante l’incontro. Non volevo avere solo una bella riunioncina carina ma la sua forte e chiara Presenza nel nostro mezzo. Ad un tratto sentii Dio dirmi, “I doni crescono sul campo del lavoro.”

Capii cosa voleva dire. I doni non sono una cosa che casca giù dal cielo senza intervento umano. Si creano le circostanze affinché lo Spirito possa agire, e poi lui, nella sua fedeltà, agisce.

In generale, poche cose scendono dal cielo senza che vi sia cooperazione fra Dio e gli uomini, fra l’Alto e il basso. Se si vogliono vedere persone convertite si va, si testimonia di Gesù, lo Spirito convince di peccato e mostra la salvezza in Gesù. Se si vogliono vedere ministeri per bambini, ci si forma, si preparano buoni programmi e poi Dio ci mette sopra la sua benedizione.

È sempre Dio + Uomo. Solo qualche volta è Dio + Nessuno. In ogni caso non è mai Uomo + Nessuno.

Era quasi ora dell’incontro. Mi dissi, Cosa posso fare in questi pochi minuti per preparare il terreno affinché lo Spirito possa farvi crescere sopra i suoi doni?Mi venne in mente di invitare due francesi, fidanzati con due ragazze italiane del nostro gruppo. Uno di loro era usato regolarmente nei doni. Volevo creare un’atmosfera e una dinamica nuova, un po’ diversa. Dissi ai musicisti del gruppo, Ciro, Pepè e Nicola come desideravo che conducessero l’adorazione, con una certa libertà, ritmo e ascolto dello Spirito. Era tutto quello che potevo fare nei pochi minuti prima dell’inizio.

Corsi a invitare i francesi e ambedue accettarono. Non si rifiuta mai la possibilità di stare in preghiera con gli italiani. Mi sono sempre chiesto, però, se non avessero avuto motivazioni sbagliate e che magari vennero per via delle fidanzate. Mi è sempre rimasto il dubbio.

Fatto sta che fu una delle migliori cellule dei quattro anni di scuola. L’adorazione fu viva e di cuore, con una grande presenza di Dio. Ognuno, e dico o-g-n-u-n-o, dei partecipanti ebbe parole profetiche da parte di Dio. Per tutta la durata dell’incontro ci fu quel coordinamento e quella gioia speciale che solo Dio può dare.

Qualche giorno fa, guardando un’intervista rilasciata da Bill Johnson,

pastore della chiesa Bethel di Redding, California (da dove vengono i Jesus Culture, Bethel Live, Jonathan Davis e mille altri che compongono i canti che usiamo nelle nostre chiese), ho rivissuto quanto Dio mi aveva detto in riva allo stagno: “I doni crescono sul campo del lavoro.”

Johnson racconta come Dio iniziò a manifestare di più la sua Presenza nella sua vita. Dice che era l’estate del ’94 e lui era pastore a Weaverville, Cal., chiesa delle AOG che dipendeva da Redding. Un pastore gli aveva detto quello che Dio stava facendo a Toronto (1). Nel febbraio del ‘95 partecipò ad alcune riunioni e fu toccato da Dio. Nel 1987, dopo aver partecipato a due conferenze con John Wimber (2), avevano già avuto alcune visitazioni dello Spirito, ma la cosa fu solo sporadica.

“Venni a Toronto affamato e quando entrai in quella sala, mi dissi: Ecco quello che voglio. Dio ravvivò quello che aveva depositato in me nell’’87 e lo portò ad un altro livello. Capii di avere appena visto quello a cui avrei dedicato il resto della mia vita. Dissi a Dio, Se mi tocchi di nuovo non cambierò più il soggetto della mia attività ma farò del risveglio il cuore di tutto ciò che faccio.

Dopo gli incontri con Wimber, Johnson aveva semplicemente aggiunto le cose dello Spirito  a tutte le attività che la chiesa svolgeva già. Fu un errore.

La vita con lo Spirito e, di conseguenza l’azione dello Spirito, non possono essere attività marginali del programma di una chiesa o della vita di un cristiano. La relazione con Dio, che abita in noi tramite lo Spirito, è la base, l’altezza, la larghezza e la profondità di ogni cosa che siamo e facciamo. O lo Spirito abita in noi con forza, potenza e vivacità, oppure non potremo fare nulla di quanto vorremmo fare. In Atti 1:4 Gesù dice ai discepoli “di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’attuazione della promessa del Padre,” nonostante avesse già detto loro di andare e fare discepoli tutti i popoli (Mt. 28:19). Sapeva che senza la potenza dello Spirito non avrebbero mai potuto fare quanto aveva detto loro.

L’attività dello Spirito Santo in noi non è importante solo per la parte potenza (1 Cor. 12), ma pure per lo sviluppo del carattere cristiano (Gal. 5, guida dello Spirito, frutto), l’illuminazione della Parola (1 Cor. 2:13, 14), la convinzione di peccato (Giov. 16:8), la guida in tutta la verità (Giov. 16:13) e ogni altra cosa. Senza l’intervento dello Spirito non possiamo fare nulla.

Da quel momento, Bill, non solo aggiunse l’azione dello Spirito Santo a quanto voleva vedere succedere nella propria vita e nella propria chiesa, ma rese la relazione con Dio e l’azione dello Spirito Santo il centro della propria vita e attività.

“Da quel giorno insegniamo sempre su chi è Dio, su come agisce, su come vivere con lui e come lasciarci usare da lui. Non cerchiamo in primo luogo le manifestazioni. Cerchiamo la Presenza di Dio. Cerchiamo di imparare a fare stare a proprio agio lo Spirito Santo nel nostro mezzo.” La parola inglese che Johnson usa è “host,” “ospitare.” Impariamo ad ospitare lo Spirito nella nostra vita, facendo tutto quanto possibile affinché si senta a proprio agio.

Qualche tempo dopo gli chiesero di diventare pastore della chiesa di Redding. Bill disse agli anziani che avrebbe accettato solo se avessero fatto del risveglio il focus della vita della chiesa. “Sono nato per risveglio e se il risveglio non vi interessa, non sono il pastore giusto per voi. Questo non è negoziabile.” Lo accettarono all’unanimità.

Una domenica sera, dopo aver predicato su questi soggetti, chiamò tutti a venire avanti. Invitò lo Spirito ad agire e il Signore scese potentemente su una sorella. Lui e sua moglie si guardarono e si dissero: “È iniziato. Adesso nessuno lo potrà più fermare.”

Così iniziò a seminare in quello che Dio stava facendo, insegnando, dando opportunità alla gente di essere toccata dalla potenza e dalla presenza di Dio. Non c’erano tante guarigioni a quel tempo. Solo trasformazioni delle vite delle persone. Poi iniziarono ad avere alcune guarigioni e qualche miracolo. Prima solo di tanto in tanto, poi giornalmente. Dio agisce durante le riunioni e al di fuori di esse, spesso senza che qualcuno preghi, soltanto per la Presenza di Dio.

“Dio cerca persone, chiese e famiglie
che vogliono ospitare la Presenza di Dio.”

Quando abbiamo la presenza di Dio su di noi, lui parla e agisce costantemente.

Presenza vuol dire dimora. Quando Gesù dimora in noi fa le sue opere, allo stesso modo di come il Padre faceva le sue opere dimorando in Gesù.

“Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue.”
Giovanni 14.10

Quando Gesù vedeva un malato e lo guariva, era Dio Padre che, in lui, stava dicendo, “Non accetto che quella persona sia malata. La guarisco.”

Il segreto della relazione con Dio e della conseguente azione della sua potenza, è dimorare in lui e fare la sua volontà (Giovanni 15:4,5 Dimorate in me e io dimorerò in voi. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto. 14:21 Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui. 14:23 Gesù gli rispose: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui.)

Bill dice che Redding è in viaggio per imparare a ospitare la Presenza, per imparare a darsi a Dio più completamente e per dargli spazio affinché faccia tutto quello che vuole fare.

La chiesa di Johnson non è perfetta. Ci sono stato per una decina di giorni e ne ho avuto un’ottima impressione. Ho anche visto dei punti deboli. Johnson lo ammette apertamente. Complimenti. Ma un loro punto forte è che danno molto tempo per l’adorazione, hanno tempi di preghiera la mattina presto, la loro scuola di ministero (ca 2’000 giovani) prega un paio d’ore al giorno e nel contempo ministrano gli uni agli altri. Durante quei tempi molti vengono guariti, ricevono rivelazione, saggezza e correzione da parte di Dio. La Parola viene esposta, si insegna su come Dio parla tramite i doni e tutti i membri della chiesa sanno di poter essere essere usati da Dio. Insegnano sull’amore e la grazia di Dio, sulla santità motivata dall’amore, sul trovare la volontà di Dio per noi e nel farla. Tutto questo permette allo Spirito di restare forte nella loro vita e di crescere nella sua azione tramite di loro.

I doni crescono sul campo del lavoro. Naturalmente Dio non funziona a comando. È vero, però, che quando viviamo con lui e gli diamo opportunità di agire, è ben difficile che lui non agisca, perché Dio si vuole manifestare in OGNI riunione e in ogni circostanza della nostra vita.

È importante creare a poco a poco in noi e nelle nostre chiese un campo fertile per l’azione dello Spirito di Dio.

Quando poi lui inizia a manifestarsi e a riempirci in molte riunioni, lo Spirito cade non solo su alcune persone ma sulla chiesa intera varie volte, si crea una dinamica di azione dello Spirito Santo che è come una foresta in fuoco, e questo fuoco si manifesta quando preghiamo per l’amico malato, per il figlio che si è allontanato da Gesù, per il lavoro che abbiamo perso e per la saggezza di vita di cui abbiamo bisogno. C’è più gioia e più unità. Ci sono più lotte e più persecuzioni e il diavolo ci attaccherà di più. Tutto normale. Come nella Bibbia.

Ma cosa possiamo fare praticamente per far crescere i doni e l’azione dello Spirito?

I pastori e i vari responsabili della chiesa sono il centro del movimento di Dio. Loro devono impossessarsi prima di ogni altro e vivere in prima persona questa visione.

  • Formare se stessi e la chiesa su cosa sono i doni, come Dio parla, come ci usa, tutti e non solo alcuni, grazia e non merito, sbagliare è ok, cosa puoi fare per minimizzare gli errori, …. Non fare sola formazione teorica. Si deve dare molto spazio per l’applicazione.
  • Lettura di libri, frequentazione di corsi, anche online. Per chi parla inglese posso raccomandare quelli di Global Awakening. Ho frequentato tre corsi sulla guarigione fisica e sono ottimi.
  • Organizzare nella propria chiesa seminari con fratelli e sorelle usati da Dio. Facendolo regolarmente si abbattono i muri, la gente capisce meglio, prende coraggio e inizia ad essere usata da Dio.
  • Andare in chiese o ministeri dove Dio agisce, vedere Dio all’azione, chiedere come la cosa è nata e cresciuta. Una cosa è solo sentire e un’altra è vedere, toccare e sperimentare.
  • Partecipare a conferenze sul soggetto. Le migliori che ho trovato finora sono quelle di Randy Clark. Ha un vero dono di formazione in questo campo. Sono estremamente pratiche. V. la pagina La Guarigione per un suo seminario completo.
  • Creare un’atmosfera di rilassatezza e libertà nella chiesa. Incoraggiare a credere che Dio usa ognuno (1 Cor. 12:7 A ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.)
  • Dare spazio allo Spirito Santo in ogni riunione. Daccapo lo ripeto: IN OGNI riunione. Non riempire gli incontri di attività e annunci e non avere tempo per dire, “Padre, parlaci, Padre agisci.” Prendere tempo per pregare per i malati e i bisognosi. Dio risponde. E non solo il pastore e gli anziani.
  • Le cellule sono uno dei contesti migliori per sperimentare Dio. La gente ha più facilità a dare una parola di profezia davanti a una decina di persone che conosce bene che davanti a tutta una congregazione.
  • Digiuno e preghiera. Avere tempi profondi e rilassati di digiuno e preghiera, personali e comunitari. Tanta preghiera (ma senza strafare, perché si può agire nella carne anche in questo campo) è la costante di ogni risveglio, di Gesù, di Atti 2 e 6. Preghiera e adorazione che siano gioiosi, pieni di fede, con lode, proclamazione di vittoria, ascolto di Dio, consacrazione e riconoscimento di Dio come un Padre buono. Non preghiere piagnucolose, deprimenti, senza fede e speranza. Ho già detto preghiere brevi? Non abbiamo bisogno di ulteriori sonniferi. Dormiamo già bene. Grazie.
  • L’adorazione è spesso il momento principale durante il quale i doni si manifestano. Darle il tempo e la preparazione necessari. Adorazione vera, in italiano e in lingue, canto compreso, con tempi sufficienti, non di pochi minutini. Senza interruzioni per annunci o lunghe prediche che spengono l’azione dello Spirito, stile “Loda, prega, dimentica quello che ti è successo in settimana.” Se adoriamo davvero, tutta la chiesa segue senza bisogno di tante parole.

Sicuramente ognuno avrà in mente altre attività che si possono fare per permettere allo Spirito di agire di più nella nostra vita e nelle nostre chiese. Facciamole. Facciamole regolarmente. Se sbagliamo, no problem. Prendiamo meglio la mira e spariamo di nuovo finché centriamo l’occhio del bersaglio.

Facciamo della Presenza di Dio l’obiettivo della nostra vita.

Ciao.

Giuseppe


 

(1)   Come già scritto a proposito degli insegnamenti sulla guarigione, sono a conoscenza delle varie controversie legate a Toronto. Alcune sono fondate, molte no. Vi sono stati errori ed esagerazioni? Certo. In tutti i risvegli (ma anche nella vita di ogni chiesa e ministro di Dio, io per primo) ci sono cose condivisibili e cose meno condivisibili. Ad Azusa, risveglio al quale di solito si riferiscono le chiese pentecostali, ci sono state molte delle stesse manifestazioni con pianti, riso, cadute e “convulsioni,” per come ci sono state a Toronto. Le stesse cose sono successe nei ministeri di Jonathan Edwards,  Charles Finney, Maria Woodworth-Etter, John Wesley, George Whitefield, Evan Roberts, Smith Wigglesworth e altri che sono giustamente reputati colonne della Chiesa e del pentecostalesimo. L’importante è sempre prendere il buono e lasciare il cattivo.

(2)   John Wimber (1934-1997) è arrivato nel movimento delle chiese Vineyard poco dopo la sua fondazione, diventandone il responsabile. Sotto la sua guida le Vineyard si sono espanse in tutto il mondo.

Wimber è la persona che Dio ha usato per diffondere a livello mondiale il tipo di chiesa carismatica basata sull’adorazione, la formazione, la rivalutazione del ministero di tutti i credenti e l’espressione “naturale” del soprannaturale che è tipica di tantissime chiese odierne (stile Hillsong, Bethel o Holy Trinity Brompton, quelli dei corsi Alfa). È giustamente considerato il papà spirituale e il punto di riferimento di migliaia di pastori e di chiese carismatiche. Se siamo carismatici nella forma nella quale lo siamo oggi, molto è tracciabile a lui. In pratica è vostro nonno. Prima di convertirsi era un musicista rock. La canzone “Siam riuniti tutti qui” è sua.


La settimana prossima pubblicherò la testimonianza della conversione di Wimber. E’ una delle video più esilaranti e ispiranti che abbia mai visto.

Ci saranno inoltre le testimonianze dell’esperienza di ricerca di Dio da parte di Randy Clark e Blaine Cook.

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La storia di ID – Parte 3

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Ciao.

Questa è la terza e ultima parte della Storia di ID. In questo podcast intervisto Danila Ciccone, un’amica di famiglia che, con suo marito, è stata fra le prime a partecipare a ID.

Danila ci racconterà di come Dio ha condotto la sua famiglia, figli compresi, a sperimentare di più di Dio.

Potete seguire Danila sul suo sito God’s Fitness.

Potete seguirci su FB.

A presto.

Giuseppe

Chitarra Ragazza Spalla

La storia di ID – Parte 2

Ciao.

In questa seconda parte della Storia di ID parliamo della crescita e dello sviluppo di ID e dei mezzi che Dio ha usato per farlo.

Cliccando qui potete ricevere le nostre notizie oppure seguiteci su FB.

Se questi podcast vi sono utili, condivideteli con altri.

Dio vi benedica e ci dia di amarlo con tutto il cuore.

Giuseppe

Giovanni 14:12-21

In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

«Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò da voi. Ancora un po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui».

La storia di ID – Parte 1

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Ciao.

La Storia di ID è la storia di come Dio ha agito nella mia vita per darmi una relazione più profonda con lui, per insegnarmi a riconoscere la sua voce e ad agire di più nei doni dello Spirito Santo.

Cliccando qui potete ricevere le nostre notizie oppure seguiteci su FB.

Buon ascolto.

Giuseppe

Incidente

Incidente

Cop, IncontroCop, GiusCop, CaffèIncontri a Copenhagen, a terra e con amici e caffè

Death ValleyDeath Valley SerpenteDeath Valley Tenda

Valle della Morte, ragione per cui si chiama così e tenda

The Dark Side of the Moon

 

Luna.jpgQuello che Williams ha fatto è stato reintrodurre la Persona e il ruolo dello Spirito Santo in ogni area e questione della vita. Troppo a lungo negletto dalla chiesa, soprattutto occidentale, la Terza Persona della Trinità era diventata il lato oscuro della Luna, il Paracleto dimenticato.


Ciao.

Mi è stata segnalata da un amico l’opera in tre volumi in italiano, Teologia Sistematica da una Prospettiva Pentecostale, del Dr. Rodman Williams, ed. Hilkia, € 117.00.

Rodman Williams (1918-2008), PhD, Columbia University, è stato professore di Teologia alla Regent University, Virginia, presidente della Società per gli Studi Pentecostali e figura chiave del movimento carismatico degli anni ’60. Williams è uno degli studiosi che per primi hanno contribuito a mostrare il fondamento teologico dell’esperienza pentecostale.

Williams dice di avere scritto questi volumi per contribuire al ravvivamento della chiesa. “Quando entrai nel rinnovamento, nel 1965, l’espressione ‘Dio è morto’ dominava la società. Ciò che successe a me e a tanti altri in quel periodo, fu una risposta personale di Dio, una potente auto-rivelazione.” “Giovanni Calvino aveva dichiarato che la conoscenza di Dio consisteva più in una esperienza vivente che in una vana e teorica speculazione. Adesso che avevo sperimentato il potenziamento di un’esperienza vivente nella mia vita, ne seguì un rinnovato zelo per l’insegnamento della teologia in tutte le sue sfaccettature.” Era arrivato il momento di presentare nuovamente e in modo adeguato l’opera e la teologia dello Spirito Santo.

Williams racconta che la settimana del Ringraziamento del 1965, provò una fortissima presenza dello Spirito Santo. Nei mesi precedenti aveva sentito un forte senso di vuoto e di impotenza che lo aveva portato a cercare Dio intensamente in preghiera. Il tutto trovò soluzione quando Dio rispose alle sue preghiere e lo riempì di Spirito Santo. “Fu gioia indicibile, realtà meravigliosa, esplosione di una lingua celeste e … gloria!”

Per maggio informazioni sugli scritti di Rodman Williams vedi Renewal Theology.

PS: la mia non è pubblicità per personali interessi finanziari ma solo la raccomandazione di una utile opera teologica. In italiano non ce ne sono tante.

La crescita della chiesa – Parte 3

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Terza parte dell’insegnamento sulla crescita della chiesa.

Il cambiamento, il coraggio per il cambiamento, come implementarlo, la mentalità di fede, l’orientamento verso l’esterno, ….

A questo link trovate delle note per la riflessione.

Usate pure questo materiale dando credito al podcast di Carey Nieuwhof   www.careynieuwhof.com

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La predica — Un’idea da spiegare

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Si possono fare prediche di diversi tipi. Uno di questi è la predica che spiega un passaggio della Bibbia.

Parlando di questo genere di predica, Haddon Robinson, (Predicare la Bibbia, Edizioni Istituto Biblico Evangelico, 1984), propone un messaggio di Alexander Maclaren, pastore scozzese, 1826-1910, che ministrò per la maggior parte del tempo a Manchester. Era molto conosciuto per la sua fedeltà al testo biblico. Il vescovo Anglicano di Manchester disse, “Non ci sono stati discorsi che per profondità di pensiero, arrangiamento logico, eloquenza di appello e potenza sul cuore umano, hanno superato quelli del Dr. Maclaren.”

Robinson dice:

“Offrire all’uditorio una spiegazione chiara del passo biblico può essere il contributo più vitale che il predicatore possa rendere nel suo sermone. Una formula per la strutturazione del sermone che va rispettata, se non altro perché è antica, dice così: “Di’ cosa intendi dire; di’ cosa stai dicendo; e poi di’ quello che hai detto”. Questo è un ottimo consiglio quando il nostro obiettivo esige che spieghiamo il testo. Nell’introduzione a un sermone di questo tipo, affermiamo l’idea nella sua completezza, nella struttura centrale l’idea viene scomposta ed analizzata e nella conclusione riferiamo di nuovo l’idea. Senza dubbio, questa progressione concettuale guadagna in chiarezza ciò che perde in suspense.

Ad esempio, Alexander Maclaren predicò un sermone che spiegava Colossesi 1:15-18:

‘Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura;
poiché in lui sono state create tutte le cose
che sono nei cieli e sulla terra,
le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze;
tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.
Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa;
è lui il principio, il primogenito dai morti,
affinché in ogni cosa abbia il primato.’

Leone 2

Nel sermone, Maclaren afferma: “Il mio compito non è tanto dimostrare le parole di Paolo, quanto spiegarle, e poi ponderarle perché abbiano un effetto sugli uditori”. Il soggetto del sermone è perché Gesù Cristo occupa il posto supremo su tutte le creature in tutte le cose, mentre il complemento è per via della sua relazione con Dio, il creato e la chiesa. Nello sviluppare questa idea attraverso la spiegazione, Maclaren si prefigge l’obiettivo di incentivare i cristiani a rendere Cristo preminente nella loro vita.

Come procede poi nella struttura del sermone? L’oratore presenta l’idea due volte nell’introduzione. ‘Cristo’, dichiara, ‘riempie lo spazio tra Dio e l’uomo. Non c’è alcun bisogno che una folla di esseri indistinti (NdR: si credeva che vari tipi di spirito stessero come mediatori fra Dio e gli uomini) facciano da ponte tra cielo e terra. Gesù Cristo tocca entrambi. Egli è il capo e la fonte di vita per la sua chiesa. Di conseguenza, Egli è il primo in tutte le cose a cui spetta l’ascolto, l’amore e l’adorazione degli uomini. Il sermone nel suo insieme non affermerà altro.

Nel paragrafo successivo, Maclaren presenta l’idea in una forma abbreviata per la seconda volta: ‘Ci sono qui tre concezioni grandiose delle relazioni di Cristo. Vediamo Cristo e Dio, Cristo e il creato, Cristo e la chiesa e, fondata su queste, la proclamazione trionfante della sua supremazia sopra tutte le creature e sotto ogni aspetto.’ Nella struttura centrale del sermone, Maclaren spiega che cosa comportano quelle relazioni.

Agnello 2

Ridotto ad uno schema, il sermone procede in questo modo:

I.   La relazione che corre tra Cristo e Dio è che Egli è ‘l’immagine del Dio invisibile’    (Col. 1:15).

A.  Dio è in Sé stesso inconcepibile e inaccessibile.

B.  Cristo è la manifestazione e l’immagine perfetta di Dio.

i.  In Lui l’invisibile diviene visibile.

ii.  Soltanto Lui fornisce una certezza abbastanza stabile perché possiamo trovare una potenza sostenitrice nelle prove della vita.

II.   La relazione che corre tra Cristo e il creato è che Egli è ‘il primogenito di ogni creatura’    (Col. 1:15-17).

A.  Cristo è l’agente di tutta la creazione, e le frasi usate da Paolo sottintendono la priorità dell’esistenza e la supremazia su tutto.

B.  Cristo sostiene una varietà di relazioni con l’universo; questo rapporto viene sviluppato attraverso le varie preposizioni usate da Paolo.

III.   La relazione che corre tra Cristo e la sua chiesa è che Egli è ‘il capo del corpo’, il quale è ‘il principio, il primogenito dai morti’    (Col. 1:18).

A.  Quel che era la Parola di Dio prima dell’incarnazione nei confronti dell’universo, lo è ora il Cristo incarnato per la sua chiesa. Egli è il ‘primogenito’ di entrambi. Ha il posto di preminenza.

B.  Come ‘capo del corpo’, Egli è la fonte ed il centro della vita della chiesa.

C.  Come ‘inizio’ della chiesa attraverso la sua resurrezione, Egli è la potenza attraverso cui ebbe inizio la chiesa e attraverso la quale saremo risuscitati.

Conclusione:   ‘L’apostolo conclude che in tutte le cose Cristo è il primo — e tutte le cose sono, perché Egli sia il primo. Sia nella natura, sia nella grazia, la preminenza è assoluta e suprema …. Per cui la domanda cruciale per noi tutti è ‘Che pensate voi del Cristo?’ Gesù è per noi soltanto un nome? Beati noi se diamo a Gesù la preminenza e se il nostro cuore Lo mette al primo posto, all’ultimo posto e in mezzo senza limiti.

Per tutto il sermone, Maclaren non fa altro che rispondere alla domanda: Che cosa significa questo brano?”

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Foto: www.unsplash.com     @lukasbudimaier – @glencarrie – @gabriele_agrillo

 

La crescita della chiesa – Parte 2

Seconda parte dell’insegnamento sulla crescita della chiesa.

Come trovare i veri leader nella chiesa, dare autorità ai collaboratori,  modellare i valori, ….

Potete usare questo materiale dando credito al podcast di Carey careynieuwhof.com    Questo podcast è il numero 17.
A questo link trovate delle note per la riflessione.

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La crescita della chiesa – Parte 1

Prima parte dell’insegnamento sulla crescita della chiesa.

Imparare a cooperare con Dio per la crescita della chiesa. Questo insegnamento fornisce un primo input in quel senso. Seguiranno altre parti.

Questa serie di tre insegnamenti sono basati sul podcast di leadership e crescita personale di Carey Nieuwhof, pastore della chiesa Connexus di Toronto, Canada. Mi ha gentilmente dato i diritti di usare i contenuti di tutti i suoi podcast.

 

Siete benvenuti ad usare il materiale qui presentato dando credito al podcast di Carey   careynieuwhof.com   Il podcast è il numero 17.

A questo link trovate delle note per la riflessione

 

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Una nuova unzione per Billy.

Parte 2

Prima dell’inizio del 1949 James Edwin Orr (Battista; quello dei 5 dottorati che predicava sul ravvedimento e il risveglio di cui parlavo ieri) e Armin Gesswein (Luterano; M.A. Gordon Conwell Seminary e fra i primi insegnanti del Fuller Theological Seminary, Pasadena, Cal., molto influenzato dal risveglio del 1930 nella congregazione Bethlehem di Oslo) ministravano in una conferenza per pastori a Minneapolis. Lo Spirito scese su quei ministri e in seguito pure, con maggiore potenza, sulle riunioni che si svolsero in chiese e seminari di altre città americane. Predicavano sull’evangelizzazione, la storia dei risvegli, la vita profonda con Dio, l’arrendimento totale e la potenza dello Spirito Santo.

Nell’agosto del 1949, poco prima della grande evangelizzazione di Graham a Los Angeles, a Forest Home, il centro di ritiro spirituale diretto da Henrietta Mears, Orr si ritrovò a ministrare di nuovo con Billy.

Essendo ambedue evangelisti, Orr e Graham, avevano molto in comune e passavano molto tempo a parlare assieme. Le belle montagne del centro di ritiro, contribuivano a creare l’atmosfera giusta. Ma, a detta di Orr, questo consacrato giovane servitore di Dio (Graham aveva 31 anni e Orr 37), andava più in profondità con le sue domande e ascoltava con più attenzione della media.

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Il climax delle discussioni fu raggiunto un mercoledì sera, quando, parlando nel bungalow assegnato a Orr, Graham gli confessò il suo forte desiderio di rinnovamento della propria consacrazione e di una nuova unzione dello Spirito di Dio. Poi Billy uscì per stare solo con Dio.

Alle due di mattina, Billy tornò da Orr per dirgli di avere ricevuto da Dio, non solo quell’unzione che desiderava avere, ma anche la certezza che avrebbe visto Dio agire potentemente durante la campagna evangelistica di Los Angeles che stava per iniziare. Ieri ho raccontato i risultati e le migliaia di conversioni.

Da quel giorno il ministero di Billy Graham iniziò a crescere e ad andare di bene in meglio. Dice Orr, “Ho visto Dio rispondere alla preghiera di un evangelista consacrato.”

Dio ha gli stessi piani per noi.

Giuseppe

 


Per una copia del libro “Full Surrender” di J. Edwin Orr, con prefazione di Billy Graham, che parla di quanto da me condiviso, www.christianitytoday.com/assets/10361.pdf

Billy Graham, “La Bibbia dice.”

Billy Graham

1918 – 2018

Ieri Billy Graham è andato con il Signore. Graham è stato uno degli uomini maggiormente usati da Dio nel corso della storia. Decine di migliaia di persone gli devono la propria salvezza. Graham è stato editore, fondatore di associazioni per lo sviluppo, sostenitore di Martin Luther King e intimo di molti presidenti americani da Truman fino a Barack Obama. Nessuno è perfetto, ma Graham ha sicuramente lasciato una forte traccia positiva dietro di sé.

Nelle sue prediche Graham usava costantemente la frase, “La Bibbia dice.” In questo modo dichiarava la Bibbia come Parola di Dio e autorità finale. Ma questa sua fiducia nella Parola di Dio non è arrivata senza pagare un prezzo.

Nell’agosto del ‘49, all’età di 31 anni, Graham si preparava per la grande evangelizzazione di Los Angeles che sarebbe iniziata il mese dopo. Proprio in quel tempo, Graham aveva dubbi sulla fondatezza e totale veridicità della Bibbia. Per un evangelista, non era una cosa da nulla. Come poteva predicare agli altri un messaggio sul quale lui stesso aveva dubbi?

Henrietta Mears, una credente intelligente e molto impegnata nel servizio di Dio, lo invitò a parlare nel suo centro per ritiri spirituali di Forest Home, California. Nelle loro discussioni Graham vide che Henrietta aveva risposte solide per i suoi dubbi.

Inizialmente Billy preferì non parlare agli incontri di Forest Home. In seguito decise di insegnare la mattina. Edwin Orr parlava la sera. Orr è uno dei miei eroi della fede. È stato un uomo che ha saputo combinare mente e Spirito. Aveva cinque dottorati, uno dei quali da Oxford, ed è stato usato da Dio nell’iniziare molti risvegli. Negli incontri, Orr insegnava sui risvegli, il pentimento e la pienezza dello Spirito. Orr e Graham parlarono molto assieme. Questo portò Graham a una svolta e a una nuova esperienza con lo Spirito Santo di cui Graham parlò in seguito con Orr.

 

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Passeggiando per i sentieri delle montagne di Forest Home, in preda al suo conflitto spirituale, le cose arrivarono allo scontro finale. Doveva prendere una decisione. O la Bibbia era vera e poteva fondarci la propria vita e la propria predicazione, o non lo era e avrebbe dovuto trarne le conclusioni.

Billy decise e pregò. “Signore, ci sono cose nella Bibbia che non capisco ma tu mi hai detto che il giusto vivrà per fede. Tutto ciò che ho ricevuto, l’ho ottenuto per fede. Qui, adesso, per fede accetto la tua Parola come vera. L’accetto tutta e senza riserve. Signore, per favore, dammi grande autorità nel predicare la tua Parola.”

Quell’esperienza trasformò il suo ministero. Non si stava bevendo il cervello rinunciando a pensare e rifugiandosi in un cristianesimo irrazionale. Si rese però conto di avere sufficienti ragioni per credere nella Bibbia come Parola di Dio e che le domande che aveva ancora, avrebbero ottenuto risposta a suo tempo. Quale persona al mondo, credente o non credente, ha la risposta ad ogni domanda?

Questa esperienza a Forest Home trasformò la sua vita. Andò alle riunioni di Los Angeles con il fuoco dello Spirito che bruciava dentro. Sapeva che la Bibbia era la Parola di Dio e, nelle sue prediche, si ritrovò a ripetere costantemente, “La Bibbia dice.”

Gli incontri di Los Angeles furono prolungati da tre a nove settimane. Lo spazio nella tenda fu aumentato da sei a nove mila posti a sedere. Tremila persone decisero di seguire Gesù e Graham divenne immediatamente conosciuto a livello nazionale.

Dio vi benedica.

Giuseppe

 


Altre letture e insegnamenti consigliati a www.jedwinorr.com

 

 

Principi di predicazione di Hillsong – Parte 2

Brian Houston 3

Ciao.

Ecco la seconda e ultima parte dei principi di Brian Houston per la predicazione alla Hillsong di Sydney. Ho ripreso solo alcuni dei suoi 30 punti e vi ho messo i miei contributi, cercando di rimanere fedele alla sua posizione. Questo per dire che i punti deboli sono miei e non suoi.

Quanto segue non è una regola assoluta. Ognuno ha il proprio modo e stile di predicazione. Riflettiamo però su quanto viene detto e riteniamo il bene. Io ho tanto da imparare.

Buona giornata a tutti.

Giuseppe


1.  Ogni messaggio riflette la vita che vivi e non solo la predica che predichi.

Sii autentico. I messaggi migliori provengono spesso dalle nostre lotte e percorsi di vita. La gente sente se sei vero o no. Indipendentemente da quanto sei professionale o eloquente quale predicatore, non costruirai nulla nelle vite delle persone se manchi di autenticità.

Giovane Bibbia Blu

2. Ogni messaggio è il riflesso della tua personalità e non l’imitazione di un’altra persona.

Sei al meglio quando sei te stesso sia nella preparazione che nella presentazione del messaggio. Non hai bisogno di imitare un certo stile. Sii il miglior te stesso. Impara dagli altri ma non diventare loro.

3.  Ogni messaggio ha effetto sul lunedì delle persone.

Il messaggio deve essere applicabile il lunedì e non solo la domenica. Deve avere rilevanza per la vita quotidiana delle persone, affrontare la perdita del lavoro, la famiglia nella società di oggi, la morte delle persone a noi vicine, l’amicizia. Deve mostrare come Gesù si inserisce in questi ambiti.

4.  Non avventurarsi in aree che non si conoscono.

Non predicare i soggetti che non conosci bene. Studiare giornalmente per crescere e diventare bravi nei campi di chiamata che Dio ci ha dato.

5.  Ogni messaggio fa stare meglio le persone rispetto a quando sono entrate.

Creare un’atmosfera incoraggiante in ogni incontro. Le persone devono sentire di potere deporre i propri pesi. Nel mondo sentono così tante cose scoraggianti da essere affamati di incoraggiamento.

Questo non vuol dire non predicare santità, peccato o ravvedimento. Significa portare le persone a vedere il problema e il peccato, ma pure Gesù che porge loro la mano.

6.  Ogni messaggio deve essere degno di nota.

Ogni messaggio deve avere contenuto. Non deve essere infarcito di frasi fatte, sentite e risentite. Scavare e dare alle persone punti importanti, profondi, utili, di cui vorranno prendere nota per metterli in pratica. La preparazione a lungo termine è essenziale in questo ambito. Una cosa è prepararsi il sabato sera e un’altra tre settimane prima.

Questo non vuole dire fare prediche di difficile comprensione o mattoni teologici. Vuol dire portare alle persone pane e non sciacquetta.

 

Le mie parole sono spirito e verità.

Giovanni 6:63

7.  Vedere l’umore come un bonus e non come l’obiettivo.

In una predica ci vuole umore ma l’umore non è l’obiettivo della predica. L’umore fa penetrare il punto che vogliamo fare perché tocca le emozioni delle persone e le disarma. Però non riempirne tutta la predica. Non è una una puntata dell’edicola di Fiorello.

Essere sul pulpito come siamo quando si parla con un amico. Tanti si irrigidiscono appena arrivano dietro al pulpito. Passano da Luigi a San Luigi in una frazione di secondo. L’espressione facciale e il tono di voce diventano tetri e cavernosi, perché la santità è tetra. Non è allegra. Infatti fra i doni dello Spirito c’è la tristezza e non la gioia.

Altri, normali fino ad un momento prima, diventano come se avessero preso quattro tazze di caffè in una sola volta. Schizzano a destra e a sinistra. Tutto diventa hyped. Oggi è un giorno meraviglioso, Sarà una riunione gloriosa, Gesù farà cose fantastiche. Ti aspetti che Gesù ritorni da un momento all’altro, tanto sarà magnifica la riunione. Mi chiedo se un sondaggio alla fine del culto darebbe loro ragione. Se dico “fantastico,” poi deve esserlo davvero. Non usare frasi fatte solo per stimolare le emozioni delle persone.

Ci vuole però energia nella nostra presentazione. Dubito che un tono deprimente e un’espressione sconsolata stimoleranno tanto le persone. Se credo e vivo davvero in Gesù, si vedrà e sentirà.

Mani Child of God

8.  Ogni messaggio esalta Gesù e da gloria a Dio.

Gesù, e non io, deve essere il soggetto delle frasi della predica. Gesù fa, Gesù dice, Gesù vuole, Gesù ha. Tenere al minimo gli “io” e i “mio.”

Non usare solo il generico, “Dio.” Usare “Gesù.” Indica più chiaramente di chi stiamo parlando, soprattutto per i non credenti.

Gesù deve essere centrale. La gente ha bisogno di sentire la Parola di Dio e non un messaggio che qualunque coach motivazionale potrebbe portare.

Usare versetti della Parola per motivare le persone. Riscaldano di più il cuore e sono vera verità sicure.

9.  Ogni messaggio riflette il tuo livello di autorità.

Parla secondo il tuo livello di autorità. Se non hai autorità spirituale riconosciuta, non usurpare quell’autorità. A volte, pensando di essere sotto l’unzione, un predicatore che non se ne è ancora guadagnato il diritto, può riprendere una chiesa o proclamare cose che sono al di là di quanto vive in Dio. Non è appropriato.

Prima di dire certe cose bisogna guadagnarsi i gradi, e quelli si guadagnano con il tempo, l’esempio, la fedeltà sul campo e l’umiltà. Davide e i suoi valorosi guerrieri (2 Sam. 23.8 ss) si erano guadagnati il diritto di parlare con le gesta che avevano fatto.

10.  Ogni messaggio combina fede e trasparenza.

Essere trasparenti, mostrando le lotte che abbiamo nella vita personale e ministeriale, permette alle persone di identificarsi con noi. Farlo troppo non incoraggia la gente. Mostrare quello che Dio ha fatto in noi e tramite di te. Questo incoraggia le persone a credere. Si diranno, Se ce l’ha fatta lui, posso farcela anch’io.

Non tutte le nostre debolezze devono essere portate in pubblico. Certe cose sono private.

 

L’umiltà è non avere nulla da nascondere e nulla da mostrare.

(Non ricordo chi l’ha detto)

11.  Ogni messaggio non dice solo “cosa” fare ma anche “come” farlo.

Houston dice che agli inizi del suo ministero, dopo avere predicato sul bisogno di amare Dio con tutto il cuore, un uomo gli disse, “Io voglio farlo, ma vorrei sapere come farlo?”

Troppe prediche sono impostate solo attorno a “Fai questo e non fare quest’altro.” Tutte cose giuste, ma, se non si mostra come fare quelle cose, con indicazioni concrete e praticabili, non si aiutano veramente le persone.

Dopo aver detto alla congregazione cosa fare, passare la maggior parte della predicazione mostrando come riuscire a farlo.

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Rick Warren e Brian Houston sono amici personali.

Rick Warren, pastore di una chiesa di 35’000 membri e autore di La chiesa condotta da propositi e La vita con uno scopo, è un maestro in questo. L’ultima volta che l’ho sentito predicare mi ha spaventato per la sua semplicità e praticità. Eppure è un uomo che studia tantissimo. Per tanti anni ha letto un libro al giorno e possiede una libreria di più di 20’000 volumi.

Si vedeva che Rick aveva preparato il messaggio con un chiodo fisso: “Quali sono i passi pratici che posso indicare ai miei fratelli affinché riescano a mettere in pratica questo messaggio?” Mi aveva veramente aiutato.

12.  Lavorare sia al contenuto che all’esposizione verbale.

Se si ha un buon messaggio ma lo si predica male, il buon contenuto non servirà tanto. Presentarsi e dire le cose in un modo che porta le persone ad ascoltarci e non a pensare a mille modi per sfuggire alla noia o al sovreccitamento.

Qualcuno ha detto, “Se un uomo non sa fischiare il suo amore ad una donna, se la vedrà portare via da un altro, che la ama meno ma fischia meglio.”  Fischiamo bene.

Riascoltare e rivedere le registrazioni delle nostre prediche ci permette di correggerci. Noteremo, come me, eh eh, movimenti che distraggono, ripetizioni di alleluia intercalati ad ogni frase, continui schiarimenti di voce o “Signore” ripetuto ogni due parole nelle preghiere.

Parlaresenzaprenderefiatodall’inizioallafinedellapredica, POSSIBILMENTE A VOLUMI ALTISSIMI, non è un segno di unzione. E’ un’abitudine da correggere.

Parlare alla gente come se stessimo avendo un colloquio con un amico. Essere calmi e naturali nei movimenti. Sottolineare però, con velocità, ritmi, volumi, pause, silenzi e movimenti appropriati le parole e le frasi che ne hanno bisogno. Anche la monotonia non è unzione.

 

La verità deve pure toccare il cuore.

Martyn Lloyd Jones, “Preaching and Preachers”

13. Il lunedì si deve dimenticare ogni messaggio.

Dopo ogni messaggio ogni predicatore è triste. Non ho predicato abbastanza bene, sono stato troppo lungo al secondo punto, ho dimenticato di citare Noè. Dopo il culto, notiamo cosa è andato bene e cosa è andato male, decidiamo come migliorare e poi facciamola finita. Nel senso buono della cosa.

Non facciamoci problemi per tutta la settimana. Il diavolo sicuramente proverà a rovinarci la vita con le sue accuse. Non diamogli spazio. Impariamo quanto dobbiamo imparare, ringraziamo per ciò per cui dobbiamo ringraziare e poi andiamo avanti. Cresciamo a poco a poco.

Dio vi benedica.

276 domande da porre prima di sposarsi

Matrimonio 2Un saluto a tutti gli amici anconitani che ho incontrato ieri.

Ecco il link all’articolo “276 questions to ask before you marry,” di cui ho parlato ieri.

Buona discussione! Potete anche porre al vostro fidanzato o fidanzata alcune di queste domande, discuterne durante il gruppo giovanile o con un amico/a. Può essere interessante anche porre le domande a se stessi.

«Conosci te stesso.» Dal tempio di Apollo a Delfi.

Buona giornata.

Giuseppe

Principi di predicazione di Hillsong

Brian Houston 4Le parole Predicare e Predicazione non mi piacciono. Oggi hanno un’accezione molto negativa. Significano fare una ramanzina e annoiare a morte. “Fagli un predicozzo; che barba, che predica!” Nel loro significato originale, invece, mi piacciono moltissimo. Vogliono dire — Proclamare, dire alle persone il pensiero, il cuore di Dio per loro.

I due discepoli che dopo la crocifissione se ne tornavano sconsolati ad Emmaus (Luca 24.13) non si annoiarono a morte quando Gesù spiegò loro dalla Parola che tutto era sotto controllo e che le cose stavano andando esattamente come le Scritture avevano predetto. La spiegazione della Parola di Dio, piuttosto che annoiarli, li incoraggiò e scaldò loro il cuore.

“Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?   (v. 32)

Predicare bene non è facile. La Parola di Dio è un libro profondo e predicare coinvolge tutta la nostra vita. Si comunica quello che siamo. Ho ascoltato e fatto prediche che mi hanno scaldato il cuore, altre erano paglia e non frumento. Ma, da dove siamo arrivati, dobbiamo crescere.

Vorrei postare alcuni pensieri da un podcast di Brian Houston, pastore della chiesa Hillsong di Sydney (parte dell’Assoc. Mondiale delle Assemblee di Dio, di cui Houston è stato presidente per l’Australia dal 1992 al 2007). Podcast Houston.

Brian Houston 8Il pastore parla dei principi che chiede a ogni membro del suo team di predicazione di osservare prima di dargli il pulpito. I punti principali sono suoi. L’elaborazione è spesso mia. Non si tratta di un corso completo di omiletica ma è un buon spunto per la riflessione.

1.   Ogni messaggio è positivo.

Ogni messaggio predicato a Hillsong è positivo, non negativo e reazionario. Si deve indicare ciò che è buono e non solo criticare ciò che non va. Si mostra alla gente la strada giusta e non ci si sofferma sempre e solo sul male.

2.   Ogni messaggio dura 35 minuti o meno.

“Ricordare che forse non siamo così bravi come pensiamo di essere.”

Allungare la minestra non serve. Togliere senza pietà dal messaggio tutto quanto è ripetitivo e fuori soggetto. Se una parola basta, non usarne due. Si appesantisce il discorso. Non fare però diventare sterile il contenuto e lo stile. L’orecchio vuole la sua parte.

3. Ogni punto viene dalla Bibbia.

Si deve prendere un passaggio della Bibbia, esporlo e applicarlo alla vita della congregazione. Assicurarsi che quanto diciamo sia quello che la Bibbia dice in quel passaggio e non la nostra posizione personale o denominazionale. È facile confondere le cose.

Attenersi al soggetto del testo fino alla fine del messaggio. Senza accorgersene si può partire dalla Parola e continuare poi con i nostri pensieri personali.

La predica non deve diventare una pesante dissezione intelletualistica dei versetti.

Alcuni prendono una illustrazione personale e ne fanno il centro del messaggio. È sbagliato. È buono usare illustrazioni ma devono sottolineare il passaggio e non prenderne il posto.

Leggere libri e ascoltare insegnamenti provenienti da differenti orientamenti teologici e denominazionali. I “diversi” hanno tanto da insegnarci.

Sentire l’opinione di persone di capacità sulla nostra predicazione. Ci può dare equilibrio e solidità. Gli altri notano quello che noi non vediamo più.

4. Si predica da una prospettiva neotestamentaria.

Si può predicare dal Vecchio e dal Nuovo Testamento ma ogni messaggio deve essere presentato dalla prospettiva del Nuovo Patto. Chiedersi, “In che modo si esprime questo soggetto alla luce della croce di grazia di Gesù? Sto portando la Legge, che porta la morte, o Gesù e la potenza dello Spirito Santo che permettono di vivere la santità? Sto dando speranza o scoraggiamento?”

Preghiera e Bibbia5. Passare molto tempo in meditazione, preparazione e familiarizzazione.

È necessaria la preparazione a lungo, medio e breve termine. Lo studio quotidiano durante tutta la vita è insostituibile. È la dispensa alla quale attingere al bisogno. Imparare costantemente da Dio in preghiera e dalla Bibbia, dalla vita, dalla teologia, dalla storia, dalla sociologia, dalla scienza, da libri e corsi.

Prepararsi a medio termine con almeno un paio di settimane di anticipo. Riprendere poi la predica nei giorni precedenti la riunione. Non arrivare al sabato sera supplicando Dio di darci in extremis un messaggio.

Strutturare bene il passaggio. Rendere il messaggio chiaro e logico. Scriverlo parola per parola aiuta a cercare l’espressione giusta e a riflettere meglio su quanto diremo. Chiedersi: è incoraggiante? È fedele al testo? È troppo lungo? È troppo teorico? Ci sono sufficienti e toccanti illustrazioni? Indico chiaramente come mettere in pratica il passaggio? Com’è la conclusione? Gesù e la sua grazia sono il centro dell’insegnamento?

Familiarizzarsi con il messaggio. Leggere e rileggere in preghiera quanto si è scritto per conoscerne bene il contenuto ed essere in grado di predicare avendo davanti solo i punti principali. Questo ci da libertà di espressione e permette di mantenere il contatto visivo con i presenti. La mancanza di familiarizzazione crea ripetitività, impaccio e confusione.

 


– Giovedì 15 Febbraio la seconda parte –

Ricordiamoci che Dio ci ama, non ci chiede la perfezione, ma che siamo operai fedeli, sì.

Dio vi benedica.

Giuseppe

 

Superbowl

Foles 2

Stanotte mi sono svegliato alle 2:30 ed ho visto l’ultima parte del Super Bowl LII. Stamattina doppia razione di caffeina.

I Philadelphia Eagles, mai vinto il SB e guidati dal quarterback di riserva Nick Foles, giocavano contro i New England Patriots, una delle migliori squadre di sempre, vincitori di 5 Super Bowl, guidati da leggenda Tom Brady, vincitore di 5 Super Bowl.

Durante la partita c’erano alcune inquadrature di Tori, la moglie di Foles. Sugli spalti, teneva affettuosamente in braccio la loro bambina di un annetto. L’espressione gentile di quella donna mi fece un’ottima impressione. Mi chiesi se magari lei e Foles non fossero cristiani. Stamattina ho controllato.

Foles 1Nel 2016 Foles doveva decidere se continuare o smettere di giocare. Malgrado avesse avuto buoni risultati nella sua carriera, si trovava ad un bivio. CNN dice che Foles “prese alcuni giorni per permettere alle proprie emozioni di calmarsi un po’. Andò a pescare e campeggiare con suo cognato. Parlò con sua moglie. Parlò con la sua famiglia e ci pregò su. E questo non è sorprendente per uno che vuole diventare pastore in una scuola superiore quando smette di giocare.” Decise di continuare.

Una serie di circostanze lo portarono ai Philadelphia Eagles e un incidente al quarterback titolare lo catapultò in prima linea nelle ultime tre partite del campionato. Il resto è storia. Vittoria nella league, vittoria nel Super Bowl, Most Valuable Player, primo QB a passare per touchdown e pure a ricevere per un touchdown con uno schema eccezionale (LINK). Ed alcuni altri record. Robetta.

È valsa la pena di andare a pregare.

Buona giornata a tutti.


Aggiornamento

Gazzetta.it ha scritto un buon articolo su Nick Foles, la sua famiglia e la sua fede.       LINK

Leadership – Positiva

smileySenza voler discutere della situazione odierna della Roma o di altre squadre, quanto detto da Andreazzoli, ex-allenatore della Roma dopo mesi di crisi della sua squadra sotto Zeman, è valido anche per i leader cristiani. “Da quando io e il mio staff ci siamo insediati abbiamo dato una mano a questa squadra a ritrovare alcune caratteristiche fondamentali: la voglia di allenarsi, la felicità di essere gruppo, il piacere di soffrire e di gioire insieme”.

La leadership è positiva. Con i messaggi negativi non si vince. Mai.

Good news comingNelle prediche e nei contatti giornalieri, i “Ben fatto, buono e fedele servitore. Complimenti. Dài che ce la fai. Non ti preoccupare, provaci di nuovo. Le braccia di Dio sono sempre aperte per te. Ti voglio bene,” devono superare di 1’000 a 1 le riprensioni e le atmosfere tetre. Gesù è venuto a salvare, non a perdere.

“Si ottiene di più col miele che con l’aceto.” Kenneth Langone, di origine italiana, $ 2.7 miliardi, fondatore di Home Depot, USA.


PER FINIRE:      Uno chiede a una bambina: “Cos’è la bugia?” Lei: “È un’abominazione davanti a Dio e un aiuto sempre pronto nelle difficoltà, Salmi 46.1”

 

Il risveglio del Galles, Parte 2

Risv Galles 04Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese.

2 Cronache 7:14

Evan tornò a casa dei genitori a Loughor, nel sud del Galles. Parlerò ai giovani della chiesa, disse loro. “Ma il pastore non ha annunciato niente.” “Lui non lo sa ancora.” Al culto Evan chiese al pastore di poter parlare ai giovani. Il pastore acconsentì che lo facesse, ma solo dopo la riunione di preghiera del lunedì, per quelli che avessero voluto fermarsi.

Dopo la riunione, il pastore disse, chi fra voi giovani vuole fermarsi, può ascoltare ciò che Evan ha da dirci. In diciassette si fermarono. Evan, più che un predicatore, sembrava un postino che consegnasse un telegramma. “Ho un messaggio per voi da Dio: dovete confessare ogni peccato conosciuto; mettere a posto ogni cosa che non va nei confronti di altre persone; pentirvi di ogni cosa sbagliata che state facendo; ubbidire subito a quello che lo Spirito vi dice e parlare di Gesù agli altri. Quella sera tutti e diciassette quei giovani diedero la loro vita a Gesù.

Risv Galles 03Era il mese di novembre del 1904. Il risveglio era iniziato. Il ministro organizzò riunioni speciali e la chiesa era sempre piena. La gente chiedeva se poteva rimanere anche dopo la chiusura della riunione. Il pastore chiese al direttore della scuola biblica se Evan poteva fermarsi per un’ulteriore settimana.

Da Loughor lo Spirito iniziò ad agire in tutto il Galles, indipendentemente da chi predicasse o conducesse le riunioni. Le sale erano gremite di gente di tutte le classi sociali. Politici, uomini d’affari, minatori, tutti riempivano le chiese fino a tarda notte. I proprietari di negozi chiudevano prima per partecipare alle riunioni. La gente si riuniva nelle case per pregare. E le riunioni erano dirette dallo Spirito Santo.

Risv Galles 05Questa è la conversazione avvenuta fra un pastore inglese e un pastore gallese.

I – Chi è il leader del risveglio?

G – Lo Spirito Santo.

I – Ma non si dice sempre così?

G – Sì, ma noi gli permettiamo veramente di esserlo.

I – Dove predicherà Roberts stasera?

G – Non lo sappiamo. Spesso, anche se va in una chiesa, non predica e non dirige la riunione. Si ferma in mezzo ai fratelli e prega. Ma, anche se Evan non è presente, lo Spirito Santo è presente in grande potenza. La mia chiesa è piena tutti i giorni da sei settimane, così come ogni altra chiesa della città, indipendentemente dalla denominazione.

I – A che ora avete le riunioni?

G – Dalle sei a mezzanotte.

I – Come? Sei ore di riunione, dalle 18:00 alle 24:00?

G – No, no, dalle sei di mattina a mezzanotte!

I – E come fai con la predicazione ogni sera?

G – Sono sei settimane che non predico. Sono diventato l’allenatore e non il giocatore.

I – E chi ha predicato ieri sera?

G – Circa 17 persone, inclusa una nonna di 78 anni e un bambino di 12.

Evan arrivò inatteso alle 19:00 in una chiesa. Era piena all’inverosimile. Dovette passare sopra i banchi e scavalcare il pulpito per parlare alla chiesa. Poi disse una parola, Preghiamo, e immediatamente tutte le 800 persone si misero a pregare. Ma non solo alleluia e gloria a Dio, ma, “Dammi un’altra possibilità, Signore, abbi pietà di me. (Pianto)”, “Ti prego per mio figlio a Liverpool, salvalo!”, “Va bene, Signore, andrò in India come missionario.”

E Dio rispondeva alle preghiere. Spontaneamente, durante le riunioni, uno si alzava e diceva, Voglio ringraziare Dio. Mio figlio era un alcolista, si è convertito ed è tornato a casa dopo due anni che non lo vedevo. E tutti iniziavano a cantare un inno di lode a voce alta. Mia figlia ha smesso di prostituirsi ed ha aperto una riunione di studio biblico in casa sua. E via con un altro inno.

Risv Galles 06Nello spazio di nove mesi si convertirono circa 100’000 persone, il 5% della popolazione del Galles di quel tempo (ca 2’000’000). Questo vorrebbe dire tre milioni di conversioni qui in Italia, oggi, in nove mesi. Vorrebbe dire che la chiesa italiana diventerebbe 6-7 volte più grande in nove mesi.

Il risveglio ebbe grossi impatti sociali. Le nascite fuori dal matrimonio diminuirono di un buon 30%. I giudici spesso non avevano casi da giudicare (mi chiedo se un risveglio potrebbe aiutare la riforma giudiziaria). Diverse stazioni di polizia organizzarono quartetti che andassero a cantare nei culti perché furti e rapine erano diminuiti a dismisura e i poliziotti non avevano più niente da fare.

Certo ci furono anche problemi collegati al risveglio. Ci fu un forte numero di fallimenti di ditte collegate alla fabbricazione e al consumo di bevande forti e alla prostituzione. Si calcola che in quel periodo a Londra, una casa su sei fosse adibita a taverna per il consumo di whisky. Spesso erano collegate alla prostituzione. L’alcolismo era una piaga. Sovente i mariti non portavano nemmeno a casa i soldi della paga e mogli e figli soffrivano.

Anche i muli nelle miniere dovettero adattarsi al nuovo regime. Se prima i loro conduttori li picchiavano e facevano camminare imprecando, adesso erano gentili con loro e i muli non si muovevano più! Beati problemi.

I debiti venivano pagati, la restituzione delle cose rubate era all’ordine del giorno. Anche lo sport soffrì, perché arbitri, calciatori e spettatori erano in chiesa a pregare Dio. E tutti confessavano i loro peccati e cambiavano vita. Anche i politici!

Il mondo intero sentì l’impatto del risveglio del Galles. Il risveglio di Azusa, che ha cambiato la faccia del cristianesimo mondiale producendo 500-600 milioni di credenti in un secolo, fu figlio del Galles. Gente andò in Galles dal mondo intero. Volevano ricevere il fuoco di Dio e riportarlo nelle loro nazioni. E spesso successe così.

So per esperienza che quanto scritto sopra non è invenzione ma verità. Durante il nostro tempo in missione nei campi per rifugiati abbiamo sperimentato la stessa cosa. Ma di questo parleremo, forse, in altro momento. So però che prima di sperimentare quanto abbiamo visto in Tailandia, c’è stata preghiera e ravvedimento. Poi lo Spirito è sceso e ha fatto quanto avete letto sopra.

evan-roberts.jpgPossa Dio trovare dei suoi figli che pregano, si pentono e stanno sulla breccia davanti a lui in favore del popolo. Ecco che era il giovane in prima pagina sul sito.

 

 

Dio vi benedica.

Giuseppe

 

Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi.

Apocalisse 2:5

 

Bibliografia

The Lessons of The Revival, G. Morgan Campbell

The Welsh Revival of 1904-05, J. Edwin Orr

The Welsh Revival, Roy Jenkins

Altre letture e studi sul soggetto.

Risultati del concorso: Evan Roberts

Evans.pngCiao!

I risultati del concorso sono stati … deludenti! Nessuno ha indovinato l’identità del giovane sulla prima pagina del nostro sito.

Ebbene, vi svelo chi era. Si tratta di …

Evan Roberts (1878-1951).

Alla fine del 19mo secolo, Evan era un normalissimo, giovane, minatore gallese. Suo padre si era infortunato quando lui aveva 12 anni per cui aveva iniziato ad andare in miniera per aiutare la famiglia. Evan non era una persona di grandi talenti. Aveva però una passione ardente per Gesù. Mentre altri giovani passavano il tempo libero in vari passatempi, il ventenne Roberts frequentava riunioni di preghiera. Eccetto il sabato. Probabilmente perché il sabato sera si scaldava l’acqua e tutta la famiglia si lavava per essere pronti per la domenica, spesso usando la stessa acqua per risparmiare.

galles.png

Giorno e notte Evan pregava, piangeva e sospirava per un grande risveglio spirituale. Roberts scrive, “per dieci o undici anni ho pregato per il risveglio. Potevo stare alzato tutta la notte a leggere o a parlare di risveglio.” La padrona della casa dove abitava arrivò a mandarlo via perché aveva paura che stesse diventando un fanatico religioso.

L’alba del risveglio

Alla fine del 1903, Evan sapeva nel proprio cuore che Dio aveva pianificato un grande risveglio per il Galles. A quel tempo studiava in una scuola biblica gallese.
seth joshua.pngNel settembre del 1904, Evan ascoltava un evangelista, Seth Joshua, che stava sperimentando un certo movimento dello Spirito nelle sue riunioni. In un incontro, Seth pregò Dio dicendo, “Signore, piegaci, piegaci!” Quella sera, Evan pregò, “Signore, piega me!” Quella fu la nuvoletta grande come una mano che preannunciava il risveglio.

Tornato alla scuola biblica Evan non riusciva a studiare. Disse a uno dei suoi compagni di scuola, “Pensi che Dio ci possa dare 100’000 persone?” Evan iniziò a sentire dentro di sé la spinta ad andare a parlare della conversione ai giovani della propria chiesa.

Chiese al direttore il permesso di assentarsi dalle classi. “Pensa che sia Dio o il diavolo che mi sta dicendo di fare questo?” Il direttore gli disse, “Non ho mai sentito il diavolo dire a uno di andare ad annunciare la salvezza. Vai pure.”

E il resto … lo sapremo domani. Buona serata a tutti.

Magia o Gesù?

Leone di Giuda

 

Qualche anno fa, Mary, una missionaria della chiesa dell’Est nella quale svolgevo due settimane di ministero, mi raccontò la storia di Frank e Luise, una giovane coppia di missionari olandesi che serviva Dio con loro.

Circa un anno prima, Frank e Luise aspettavano una bambina. Una giovane Rom, arrabbiata con Luise per una ragione banale e inesistente (indico l’etnia solo per dire che proveniva da un popolo che conosce bene la magia, non per altri motivi), rubò un oggetto da casa sua e lo portò a una maga del suo popolo affinché lo usasse per maledire Luise e farla morire. Poco tempo dopo Luise sviluppò una meningite che la portò ad andare in coma.

Portata d’urgenza all’ospedale venne detto a Frank che non c’erano quasi speranze per lei e che anche la bambina che aspettavano sarebbe morta. Frank sarebbe presto rimasto solo con i due bambini che avevano già.

Un giorno Mary iniziò a stare molto male. Presentava tutti i sintomi e i dolori che aveva avuto Luise. Le sembrava di impazzire, ma non era ammalata. Dio le stava solo permettendo di sperimentare sulla propria persona quello che provava Luise.

Allo stesso momento, il Signore le diede una visione. Vide se stessa e altri tre andare all’ospedale e, da dietro a una finestra, pregare per Luise, che era stesa su un lettino con addosso il grembiule bianco da degente. Sembrava morta. Dio le disse, “Pregate e quando la vedrai sedersi, saprai che io l’ho risuscitata.” Dio non intendeva che sarebbe morta e che lui l’avrebbe risuscitata ma che sarebbe stata come una risurrezione vista la gravità della situazione.

Mary, Frank e altri due andarono all’ospedale a pregare per Luise. Incredibilmente trovarono tutta la situazione esattamente come Mary l’aveva vista in visione. Da dietro una finestra videro Luise nel camice bianco, stesa sul lettino, occhi chiusi, in coma e legata al letto, polsi e caviglie. Pregarono guardando attraverso il vetro. All’improvviso Luise si sedette sul lettino, ancora legata. Arrivarono i dottori, tutti meravigliati. La controllarono e videro che stava benissimo. Frank era entrato in stanza e sua moglie gli parlava come se non fosse successo nulla. Dopo gli esami fu subito dimessa. Non ci fu alcuna conseguenza né per lei né per la bambina. Hanna, la bambina sta benissimo. L’ho vista personalmente.

Circa un anno dopo questi fatti, la giovane che le aveva fatto la fattura andò da Luise, avendo sentito cosa era successo. Le chiese scusa per come si era comportata e le disse, “Il tuo Dio deve essere veramente forte. So bene chi è la maga alla quale ho chiesto di farti la la fattura e non è una con la quale si scherza.” Quel giorno si riconciliarono.

Colui che è in noi è più forte di colui che è nel mondo.

1 Giovanni 4:4

 

Giuseppe

 

* Nomi e alcune informazioni sono state cambiate per ragioni di privacy.

Photo di Frida Bredesen da Unsplash

Margot, Garage Sale e Ironman

SarMargot

Due anni fa ero a Sarajevo, capitale della Bosnia, mussulmana al 95%, a 300 km in linea d’aria da Pescara. Due miei amici vi hanno fondato una chiesa. Durante la mia penultima visita, vi ho incontrato Margot, una frizzantissima giovane americana della Florida.

Eravamo in pulmino e, con il resto del team, andavamo a pregare per la città da una collina dalla quale si vedeva tutta Sarajevo. Margot mi raccontò che fino ad un anno prima studiava economia all’università ma non era contenta della propria scelta. Era però quello che, da sempre, sia lei che la famiglia si aspettavano che facesse. Viene da una famiglia molto benestante ed era perciò normale intraprendere una carriera adeguata.

Margot e tutta la sua famiglia erano anglicani, ma solo nominalmente. Nessuna relazione forte con Gesù. A un certo punto, però, sentì la chiamata di Dio ad andare a fare undici mesi di evangelizzazione in undici nazioni diverse del mondo con un’organizzazione giovanile cristiana.

Un anno in giro per il mondo però costava. Le venne allora in mente di organizzare una garage sale (vendita in garage), cosa molto in voga negli Stati Uniti. Mise assieme tutto quello che non le serviva più, vestiti, libri, lampade e comodini, pubblicizzò la cosa, espose tutto in garage e nel giardino di casa, e via a vendere.

I genitori le avevano detto, “Con scarpe e magliette non riuscirai a ricavare più di mille dollari, se ti va bene.”

La gente del vicinato iniziò ad arrivare e a comprare. Le chiedevano come mai vendesse quelle cose. Quando sentirono qual era lo scopo iniziarono a staccarle degli assegni. Alla fine della giornata aveva in tasca nove mila dollari, sufficienti per fare tutto il viaggio.

Ed ora, eccola col resto del team a Sarajevo, al decimo mese del suo viaggio, a parlare di Gesù alle persone che Dio ci metteva sulla strada. Fantastico.

Ma Dio non aveva fatto solo questo. Nel frattempo, in America, i genitori avevano scoperto che suo fratello si drogava. Era finito in prigione. Il papà di Margot è giudice del tribunale dei minorenni. Il fratello era poi entrato in un centro cristiano di recupero per tossicodipendenti, aveva dato la sua vita a Gesù, aveva smesso di drogarsi e, senza interventi da parte del padre (per i maligni fra di noi), era, incredibilmente, stato rimesso in libertà molto prima del previsto. Il padre sapeva bene che era impossibile.

Il padre e la madre, vedendo quello che Dio aveva fatto nel figlio e nella figlia, decisero di smettere la loro vita di cristiani nominali e iniziarono a seguire Gesù seriamente. Stavano succedendo troppe cose strane in famiglia.

Per completare la cosa, da quando il padre ha iniziato a seguire Gesù, ha trovato la forza di mettersi a dieta, ha perso 100 kg (!) e, allenandosi fino a cinque ore al giorno, ha completato una Ironman. 3,86 km di nuoto, 180,260 km in bicicletta e 42,195 km di corsa. Mi sento stanco anche solo a scriverlo.

Durante il suo tempo di evangelizzazione, Margot aveva sentito la chiamata di Dio ad andare in Asia a iniziare una organizzazione che lavorasse al problema del traffico di esseri umani ed è quello si apprestava a fare.

Se volete che Dio stravolga la vostra vita, e magari partecipare all’Ironman, mettetevi a sua disposizione.

Buona giornata.

Giuseppe

Lo vuoi davvero?

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Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato (NDIOD, auto-disciplinato) in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile.
Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria;
anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

1 Cor. 9.24-27


Da cnn.com, 9 Settembre, 2017

“Dwight Freeney (foto), difensore degli Arizona Cardinals, giocatore professionista della National Football League americana, tiene alla sua dieta. Vuole avere la miglior forma possibile per ogni partita. Nei giorni precedenti la partita Freeney non mangia altro che manzo e fagioli Borlotti, nemmeno per colazione. Se va in un ristorante si porta i propri ingredienti e indica allo chef come prepararli. Niente olio, niente pepe, niente aglio, niente contorni e nessun olio per ungere la padella.”

Un amico di amici è concertista. Sua moglie lo ha sposato sapendo che la loro vita avrebbe ruotato attorno alla sua attività musicale. Suona il piano dalle sei alle otto ore al giorno. Se si va in vacanza si va solo dove può passare diverse ore al giorno suonando il pianoforte. Se non c’è il pianoforte, non vi si va in vacanza.

Se uno sportivo professionista vive una vita così dedicata e segue una dieta così stretta per vincere delle partite di football; se un musicista professionista impernia la propria vita attorno al proprio strumento, quanto più noi cristiani dovremmo essere dedicati e capaci di tenere la nostra vita in stretta disciplina per servire Dio al meglio. Quanto e cosa mangiamo, quando andiamo a dormire, a che ora ci alziamo, come impieghiamo il nostro tempo, cosa studiamo, come passiamo il nostro tempo, quali attività facciamo e quali non facciamo, per rendere al meglio per il servizio di Dio?

La parola “temperato” usata dalla Nuova Riveduta è un po’ infelice. Autocontrollato o audisciplinato sarebbero stati meglio. Quello è infatti il significato di egkrateuomai, la parola greca usata da Paolo, composta da en (in) e kratos (forza, potere).

La Bibbia della Gioia rende bene il significato.

“Sapete bene che gli atleti, durante gli allenamenti, si sottopongono ad una rigida disciplina, e soltanto per ottenere in premio una corona che non dura. Noi, invece, lo facciamo per ottenere una corona che durerà per sempre. Perciò, io corro dritto al traguardo, mettendocela tutta; lotto come un pugile che vuol vincere e non tira colpi a vuoto; mi sottopongo a dei sacrifici come un atleta e tengo il mio corpo a disciplina, per paura di essere squalificato.”

Paolo vuole dirci: Chiunque fa l’atleta fa esattamente come Dwight Freeney: si sottopone a disciplina stretta. Si chiede, Questo mi permette di rendere di più per la mia squadra? Se la risposta è, Sì, lo fa. Se la risposta è, No, non lo fa.

Cosa vuol dire questo per me? In quali aree devo praticare disciplina stretta per essere più efficace e meglio preparato per il Signore?

Giuseppe

Pasci le mie pecore

Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, mi ami?» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene».
Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore».

Giovanni 21.15-17

Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: “Figliolo, va’ a lavorare nella vigna oggi”.
Ed egli rispose: “Vado”, ma non vi andò.
Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: “Non ne ho voglia”; ma poi, pentitosi, vi andò.
Quale dei due fece la volontà del padre?

Matteo 21:28-31


Stamattina, rientrando dall’annaffiare alcune piante in giardino, mi vennero in mente questi due passaggi. Nel primo Gesù riconcilia Pietro con sé, dopo il suo tradimento. Per tre volte gli dice, Mi ami, Pietro? Pietro si sarà sentito perforato nel più profondo del cuore. Una domanda di questa importanza, ripetuta tre volte, da Gesù, il Maestro che ami ma che hai appena tradito, manderebbe in crisi chiunque.

Pietro, alla fine, ammette, “Gesù, lo so, non sono un granché. Parlo, dico, prometto e poi non faccio. Però, alla fin fine, ti voglio bene.”

Gesù è felicissimo della risposta. Va bene. Stai tranquillo, ti conosco. Non mi aspetto la perfezione da nessuno dei miei discepoli e neanche da te. Ben tornato in famiglia. Ti do un incarico, pasci le mie pecore. Prenditi cura dei tuoi fratelli, guidali con l’esempio, proteggili, lasciati usare nei campi per i quali ti ho dato la chiamata.

Un padre ha due figli. Ad ambedue dice, Andate a lavorare nella vigna, per favore. Uno dice, Subito, papà, e poi non ci va. L’altro dice, No, papà, e poi ci va.
La domanda è: chi dei due ha fatto la volontà del Papà?

Chiaramente il secondo. È partito molto male, disubbidiente e maleducato. Poi, però, ha fatto la volontà di Dio. Il primo è partito molto meglio. Certo, papà. Lo faccio subito; non ti preoccupare, papà! E poi non lo fa. Chi ha fatto la volontà del padre?, chiede Gesù. Chiaramente il secondo.

Come cristiani tante volte diciamo a Dio, Sì, sì, ti servirò sempre! Parla che il tuo servo ascolta! Farò la tua volontà a qualunque costo. Finito quel momento di incontro speciale con Dio, però, riprendiamo la nostra attività quotidiana esattamente come prima che Dio ci parlasse e gli facessimo la promessa solenne di fare tutto quello che ci aveva detto di fare.

Giacomo 1:21-25 ci tocca il più profondo del cuore con la sua affermazione che solo la messa in pratica costante della Parola di Dio ci libera, non il solo praticarla per qualche oretta o giorno.

Pietro ha ricevuto un incarico, pascere le pecore di Gesù. E, complimenti a lui, Pietro lo ha fatto fino alla fine della sua vita. Se avesse detto, Gesù, io ti amo. Pascerò le tue pecore, stai tranquillo. Me ne occupo io. Se lo avesse fatto per qualche giorno o qualche settimana, avrebbe fatto la volontà di Dio? No. Invece lo troviamo ad essere il primo a prendere la leadership per trovare un nuovo apostolo; il primo a predicare a Pentecoste rischiando la vita; ad essere uno di quelli che saggiamente portano avanti il principio, Questo lavoro si deve fare ma guai a noi se, come guide del gregge, per farlo, ci allontaniamo dalla preghiera e dalla Parola (Atti 6); a finire in prigione pur di portare avanti il servizio di Cristo; ad avere il coraggio di aprire un nuovo campo missionario, i Gentili, contro la mentalità radicata in se stesso e nella chiesa; a prendere la posizione giusta a Gerusalemme contro il parere di quelli secondo i quali Gesù non bastava ma bisognava pure seguire la legge di Mosè; a scrivere due (e probabilmente più) lettere pastorali che ci aiutano ancora oggi; e poi, secondo la tradizione, a morire per il servizio di Cristo.

Alti e bassi?, certo. Paolo ci indica un comportamento gravemente sbagliato di Pietro in Galati 2:11-14. Ma Pietro, con costanzissima, ha messo in pratica il comandamento datogli da Gesù fino alla fine della propria vita. Complimenti a lui.

Pascere le pecore vuol dire pascere le pecore. Fare la volontà di Dio vuol dire fare davvero la volontà di Dio. Se dico, sì, sì e poi non lo faccio, non crescerò mai. Non supererò mai le difficoltà che la vita, il diavolo e il mondo mi presenteranno davanti. Avrò sempre ragioni per andare da Dio lamentandomi: Signore, perché mi succede questo, perché non riesco a, ma dove sei, e bla e bla e bla …!

Fare la volontà di Dio vuol dire prendere quello che Dio ci ha detto di fare e farlo, oggi, domani, dopodomani, la settimana prossima, il mese prossimo e pure nel 2059 e seguenti. Sbaglio? Mi rialzo subito e riprendo immediatamente a fare quello che devo fare.

Solo questo mi renderà non solo forte ma fortissimo. Non solo vincitore, ma vincitorissimo.

La grazia di Dio sia su ognuno di noi mentre ci impegniamo a FARE la sua volontà. I frutti non tarderanno a farsi vedere.

Giuseppe