Principi di predicazione di Hillsong

Brian Houston 4Le parole Predicare e Predicazione non mi piacciono. Oggi hanno un’accezione molto negativa. Significano fare una ramanzina e annoiare a morte. “Fagli un predicozzo; che barba, che predica!” Nel loro significato originale, invece, mi piacciono moltissimo. Vogliono dire — Proclamare, dire alle persone il pensiero, il cuore di Dio per loro.

I due discepoli che dopo la crocifissione se ne tornavano sconsolati ad Emmaus (Luca 24.13) non si annoiarono a morte quando Gesù spiegò loro dalla Parola che tutto era sotto controllo e che le cose stavano andando esattamente come le Scritture avevano predetto. La spiegazione della Parola di Dio, piuttosto che annoiarli, li incoraggiò e scaldò loro il cuore.

“Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?   (v. 32)

Predicare bene non è facile. La Parola di Dio è un libro profondo e predicare coinvolge tutta la nostra vita. Si comunica quello che siamo. Ho ascoltato e fatto prediche che mi hanno scaldato il cuore, altre erano paglia e non frumento. Ma, da dove siamo arrivati, dobbiamo crescere.

Vorrei postare alcuni pensieri da un podcast di Brian Houston, pastore della chiesa Hillsong di Sydney (parte dell’Assoc. Mondiale delle Assemblee di Dio, di cui Houston è stato presidente per l’Australia dal 1992 al 2007). Podcast Houston.

Brian Houston 8Il pastore parla dei principi che chiede a ogni membro del suo team di predicazione di osservare prima di dargli il pulpito. I punti principali sono suoi. L’elaborazione è spesso mia. Non si tratta di un corso completo di omiletica ma è un buon spunto per la riflessione.

1.   Ogni messaggio è positivo.

Ogni messaggio predicato a Hillsong è positivo, non negativo e reazionario. Si deve indicare ciò che è buono e non solo criticare ciò che non va. Si mostra alla gente la strada giusta e non ci si sofferma sempre e solo sul male.

2.   Ogni messaggio dura 35 minuti o meno.

“Ricordare che forse non siamo così bravi come pensiamo di essere.”

Allungare la minestra non serve. Togliere senza pietà dal messaggio tutto quanto è ripetitivo e fuori soggetto. Se una parola basta, non usarne due. Si appesantisce il discorso. Non fare però diventare sterile il contenuto e lo stile. L’orecchio vuole la sua parte.

3. Ogni punto viene dalla Bibbia.

Si deve prendere un passaggio della Bibbia, esporlo e applicarlo alla vita della congregazione. Assicurarsi che quanto diciamo sia quello che la Bibbia dice in quel passaggio e non la nostra posizione personale o denominazionale. È facile confondere le cose.

Attenersi al soggetto del testo fino alla fine del messaggio. Senza accorgersene si può partire dalla Parola e continuare poi con i nostri pensieri personali.

La predica non deve diventare una pesante dissezione intelletualistica dei versetti.

Alcuni prendono una illustrazione personale e ne fanno il centro del messaggio. È sbagliato. È buono usare illustrazioni ma devono sottolineare il passaggio e non prenderne il posto.

Leggere libri e ascoltare insegnamenti provenienti da differenti orientamenti teologici e denominazionali. I “diversi” hanno tanto da insegnarci.

Sentire l’opinione di persone di capacità sulla nostra predicazione. Ci può dare equilibrio e solidità. Gli altri notano quello che noi non vediamo più.

4. Si predica da una prospettiva neotestamentaria.

Si può predicare dal Vecchio e dal Nuovo Testamento ma ogni messaggio deve essere presentato dalla prospettiva del Nuovo Patto. Chiedersi, “In che modo si esprime questo soggetto alla luce della croce di grazia di Gesù? Sto portando la Legge, che porta la morte, o Gesù e la potenza dello Spirito Santo che permettono di vivere la santità? Sto dando speranza o scoraggiamento?”

Preghiera e Bibbia5. Passare molto tempo in meditazione, preparazione e familiarizzazione.

È necessaria la preparazione a lungo, medio e breve termine. Lo studio quotidiano durante tutta la vita è insostituibile. È la dispensa alla quale attingere al bisogno. Imparare costantemente da Dio in preghiera e dalla Bibbia, dalla vita, dalla teologia, dalla storia, dalla sociologia, dalla scienza, da libri e corsi.

Prepararsi a medio termine con almeno un paio di settimane di anticipo. Riprendere poi la predica nei giorni precedenti la riunione. Non arrivare al sabato sera supplicando Dio di darci in extremis un messaggio.

Strutturare bene il passaggio. Rendere il messaggio chiaro e logico. Scriverlo parola per parola aiuta a cercare l’espressione giusta e a riflettere meglio su quanto diremo. Chiedersi: è incoraggiante? È fedele al testo? È troppo lungo? È troppo teorico? Ci sono sufficienti e toccanti illustrazioni? Indico chiaramente come mettere in pratica il passaggio? Com’è la conclusione? Gesù e la sua grazia sono il centro dell’insegnamento?

Familiarizzarsi con il messaggio. Leggere e rileggere in preghiera quanto si è scritto per conoscerne bene il contenuto ed essere in grado di predicare avendo davanti solo i punti principali. Questo ci da libertà di espressione e permette di mantenere il contatto visivo con i presenti. La mancanza di familiarizzazione crea ripetitività, impaccio e confusione.

 


– Giovedì 15 Febbraio la seconda parte –

Ricordiamoci che Dio ci ama, non ci chiede la perfezione, ma che siamo operai fedeli, sì.

Dio vi benedica.

Giuseppe